Alma ha acquisito la mappa completa dell’idrogeno molecolare, il combustibile alla base dei processi di formazione stellare. Per ottenerla il radiointerferometro Aspecs del telescopio Eso ha scansionato l’Hubble Ultra Deep Field, il campo profondo realizzato dallo storico telescopio Nasa-Esa, un’immagine combinata di circa diecimila galassie nella costellazione della Fornace.

Lo studio condotto dal Max Planck Institute for Astronomy conta anche ricercatori dell’Inaf di Bologna. Nel dettaglio Aspecs ha realizzato una panoramica tridimensionale del gas molecolare e delle polveri in galassie lontane del campo ultra-profondo di Hubble. Aspecs inoltre ha mappato le posizioni delle nubi di gas nello spazio e nel tempo ottenendo la visione più profonda dell’universo polveroso fino a oggi.

Gli scienziati hanno confrontato i dati ricavati dalle osservazioni con le simulazioni al computer e sono riusciti a ricostruire la cronologia della formazione stellare nell’Universo a grandi linee. L’analisi della mappa dell’idrogeno molecolare  ha consentito di monitorare la riserva di idrogeno ionizzato nel plasma intergalattico che rappresenta la maggior parte dell’idrogeno di tutto l’Universo e di capire meglio i meccanismi che regolano la produzione delle stelle.

Il campo profondo di Hubble e le altre analisi hanno stabilito che la produzione di stelle ha raggiunto il picco circa dieci miliardi di anni fa è stata seguita da un continuo calo dei tassi di produzione e la metà delle stelle era già stata prodotta quando l’universo aveva quattro miliardi e mezzo di anni. Aspecs ha poi misurato la quantità di gas molecolare nelle galassie da due miliardi di anni dopo il Big Bang fino a oggi.

Il risultato è stato una rilevazione di tutte le fasi di materia ordinaria nelle galassie. Questo dato permette di capire i flussi fra queste fasi nel tempo cosmico e spiegare perché le galassie miliardi di anni fa erano molto più attive di oggi. Lo studio infine ipotizza che nei prossimi cinque miliardi di anni, i serbatoi di gas molecolare si ridurranno mentre la massa totale delle stelle nell’universo aumenterà appena del 10 per cento. Se tutto andrà come ipotizzato dallo studio- un giorno ancora molto lontano – la produzione di stelle si esaurirà del tutto.