Touch-And-Go (Tag) su Bennu il prossimo 20 ottobre, quando la sonda Osiris-Rex della Nasa eseguirà il primo tentativo di raccolta di due once, pari a 60 grammi di materiale, dell’asteroide carbonaceo di tipo b, tra quelli che non hanno subito molti cambiamenti geologici. Tre manovre in sequenza per il successo del primo tentativo di discesa sul sito chiamato Nigthingale, un’area rocciosa di 16 metri di diametro nell’emisfero settentrionale di Bennu. Operazione delicata in un’area circoscritta a pochi passi da grandi massi e selezionata perché contiene una maggiore quantità di materiale a grana fine.

La sequenza di discesa è garantita dai propulsori che spostano l’orbita sicura di Osiris-Rex dai 770 metri che la distanziano dalla superficie di Bennu e da un sistema di navigazione d’avanguardia, il Natural Feature Tracking (Nft), che guida le sequenze di Checkpoint a circa 125 metri e di Matchpoint a 54 metri. Il sistema Nft consente di raccogliere immagini di navigazione 90 minuti dopo la partenza dall’orbita, la prima delle tre sequenze, e di confrontarle con le immagini del catalogo a bordo, comprensive di una mappa dei pericoli, per assicurarsi che la navicella stia sulla via giusta per il sito di atterraggio. I propulsori regolano la posizione e la velocità e consentono a Osiris-Rex di mantenere un percorso che corrisponda alla rotazione dell’asteroide al momento del contatto. Una volta atterrata, la navicella spara una delle tre bombole di azoto per agitare il materiale di superficie che viene catturato dal collettore della navicella.

Osiris-Rex estenderà il braccio robotico di acquisizione dei campioni TagSam subito dopo aver lasciato l’orbita, mentre i pannelli solari assumeranno una configurazione “Y-wing” che li posiziona lontano dalla zona di atterraggio. Così, anche il centro di gravità della navicella verrà garantito per stare sopra la testa del collettore Tagsam, l’unico componente che toccherà la superficie di Bennu. Una volta che la navicella si sarà allontanata dall’asteroide carbonaceo, tutti i dati e le immagini verranno collegati in down link per garantire il controllo a distanza. Si parla di un controllo che avverrà con un ritardo di 18,5 minuti visto che tra la navicella e la Terra corrono 334 milioni di km. Grazie alla fotocamera SamCam il team di scienziati potrà verificare se il “bottino” è presente nella testa di TagSam e di che dimensioni sia la sua massa. Nel caso questi requisiti non fossero soddisfacenti, la navicella avrebbe altri due tentativi di prelievo del campione. Viceversa, se la raccolta è andata a buon fine, si deciderà di mettere il tutto in sicurezza nella Sample Return Capsule (Src) per il ritorno sulla Terra, previsto per il 24 settembre 2023.

Osiris-Rex è la terza missione del programma New Frontiers Program della Nasa e il nostro Paese ha un importante ruolo nel progetto – tramite l’Istituto Nazionale di Astrofisica – con numerosi italiani nel team, tra cui Maurizio Pajola dell’Osservatorio di Padova, Elisabetta Dotto dell’Osservatorio di Roma e John Robert Brucato dell’Osservatorio di Arcetri.

In alto: rappresentazione artistica della discesa di Osiris-Rex verso l’asteroide Bennu (Credit: Nasa/Goddard/University of Arizona).