Una ‘girandola’ bianca che spicca su uno sfondo rossastro: così si è presentato allo sguardo elettronico della costellazione satellitare Sentinel-3 l’uragano Daniel che tra il 10 e l’11 settembre è piombato sulla Libia, scatenando alluvioni disastrose.

Il ciclone è stato definito ‘medicane’ (termine che sta per ‘Mediterranean hurricane’ ovvero uragano mediterraneo), un fenomeno piuttosto raro. I satelliti Sentinel-3, che fanno parte della flotta ideata nell’ambito del programma Copernicus della Commissione Europea, hanno ripreso la tempesta mentre si trovava sul deserto del Sahara al confine tra Egitto e Libia. Il minaccioso vortice è stato osservato anche dal satellite meteorologico geostazionario Meteosat 11.

Daniel, così denominato in base al programma europeo Storm Naming, si è formato inizialmente il 4 settembre sui cieli della Grecia e in sole 24 ore ha generato precipitazioni pari all’ammontare di 18 mesi di pioggia. Successivamente ha attraversato il Mediterraneo, accrescendo la sua forza a causa del calore incamerato dal mare durante la rovente estate di quest’anno; è stato proprio durante questo passaggio che Daniel ha assunto i connotati di medicane.

Il raro fenomeno, secondo i climatologi, tende a manifestarsi maggiormente nella parte occidentale del Mediterraneo piuttosto che su coste aride come quelle della Libia. Giunto in questa regione, Daniel ha raggiunto il picco di intensità il 10 settembre con raffiche di vento a 80 chilometri orari e precipitazioni che in un solo giorno hanno avuto valori record: 414,1 millimetri. L’eccessiva quantità di pioggia ha provocato il crollo di due dighe nei pressi di Derna, scatenando un’inondazione catastrofica che ha devastato la città e causato almeno 6mila morti accertati.

Anche le inondazioni sono state riprese dallo spazio: in questo caso a osservarle è stata la costellazione Sentinel-2, che ha inquadrato le zone allagate due giorni dopo il disastro.

I climatologi ritengono che ogni anno, sul Mediterraneo, si formino solo da uno a tre uragani; hanno notato però che, paradossalmente, questi fenomeni potrebbero diventare più rari con l’avanzare del cambiamento climatico. I medicane che riescono a formarsi, tuttavia, hanno maggiori probabilità di essere più violenti rispetto a come si comporterebbero in un clima più fresco.

In alto: il medicane Daniel visto dai Sentinel-3 l’11 settembre 2023 (Crediti: Copernicus/SentinelHub/Kosmi)

In basso: le aree interessate dalle inondazioni prima e dopo il passaggio della tempesta viste dai Sentinel-2 (Crediti: European Union, Copernicus Sentinel-2 imagery)