Cosa cambia – nello studio dell’abitabilità della Terra – conoscere con precisione la presenza stabile di ossigeno nell’atmosfera terrestre? La risposta in un nuovo studio pubblicato su Nature, a cura di un team internazionale guidato dall’Università di Leeds, in collaborazione con le università della California-Riverside, di Harvard, della Danimarca meridionale e dell’Università di St. Andrews-Scozia.
L’intenso processo – che ha generato l’ossigeno in modo significativo nell’atmosfera – risalirebbe a circa 2,43 miliardi di anni fa, durante l’inizio del cosiddetto ‘Grande Evento di Ossidazione’, un periodo fondamentale nella storia della Terra. Ma quella condizione, che ha permesso l’abitabilità del nostro pianeta, è avvenuta 100 milioni di anni dopo il previsto, dichiara Simon Poulton della School of Earth and Environment di Leeds, a capo del team internazionale.
La scoperta è avvenuta analizzando le rocce del Sud Africa, depositate nell’oceano al momento del Grande Evento. Su quelle rocce, i ricercatori hanno scoperto che l’ossigenazione atmosferica iniziale era stata di breve durata e che l’ossigeno non era diventato una caratteristica permanente dell’atmosfera, se non molto più tardi.
«Svelare la storia dell’ossigenazione atmosferica ci permette, in definitiva, di capire come l’ossigeno è salito a livelli sufficienti per consentire l’evoluzione degli animali», aggiunge David Johnston, coautore dell’Università di Harvard, sottolineando come questo fattore abbia cambiato radicalmente l’ambiente e l’abitabilità della Terra.
Il grande episodio di ossidazione è un pezzo del puzzle che ha inaugurato un periodo di 1,5 miliardi di anni di successiva stabilità climatica e ambientale; questo tassello ha fornito agli scienziati l’opportunità di monitorare l’evoluzione dell’abitabilità della Terra, grazie alla sua condizione di ossigenazione atmosferica permanente.
In alto: elaborazione artistica della Terra primordiale (crediti: Conceptual Image Lab del Centro Goddard della Nasa).