Di sicuro non gli si può non riconoscere una coerenza tra quello che dice e quello che fa. E di questo in questa occasione sono gli astronomi a rallegrarsene. Nell’ultimo lancio di SpaceX per la costellazione di Starlink, i 57 satelliti destinati ad essere messi in orbita, erano tutti disegnati secondo il sistema VisorSat che utilizza delle alette parasole che bloccano la luce solare e prevengono i riflessi, proprio come i parasole posizionati nelle nostre auto. Secondo SpaceX, l’adozione di VisorSat, riduce notevolmente la luminosità dei satelliti.
Testato lo scorso aprile, è ora adottato per tutti satelliti della costellazione internet Starlink che ha raggiunto il numero di 474, a poco più di un centinaio di satelliti dall’inizio dell’operabilità fissata a 600 satellite. Un numero comunque assai inferiore all’obiettivo finale di 12.000 satelliti.
Ma i piani di Musk per rendere possibile la convivenza tra le osservazioni scientifiche e i lanci di Starlink non si esauriscono con VisorSat. L’azienda sta studiando un metodo per modificare l’allineamento dei pannelli solari rispetto alla Terra, per ridurre la quantità di luce che essi riflettono sul terreno.
Le misure di SpaceX sono state prese dopo una serie di accesi dibattiti con gli astronomi preoccupati che il numero sempre crescente di satelliti – la costellazione una volta completa potrebbe sfiorare i 30mila elementi – avrebbe intaccato il lavoro di alcuni telescopi in particolare quelli che effettuano survey a largo campo.
Ovviamente le soluzioni proposte da Spacex non potranno essere applicate ai satelliti già in orbita anche se Musk ha dichiarato che la loro vita operativa sarà limitata. Secondo il numero uno di SpaceX la prima generazione di satelliti verrà deorbitata tra tre o quattro anni, per lasciare il posto a elementi più all’avanguardia.
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