Nella loro famiglia sono la specie più grande, il loro habitat è l’Antartide – dove le temperature possono scendere anche a -50°C – e vivono in grandi e popolose colonie: sono i pinguini imperatore, protagonisti di un monitoraggio effettuato con la coppia di satelliti Sentinel-2 del programma europeo Copernicus. Grazie alla sensibilità degli strumenti delle due ‘Sentinelle’ è stato possibile rilevare che la popolazione dei pinguini è più consistente di quanto ritenuto in precedenza: all’incirca il 20% in più. I risultati dell’indagine satellitare, condotta dalla Bas (British Antarctic Survey) sono stati pubblicati su Remote Sensing in Ecology and Conservation (articolo: “Discovery of new colonies by Sentinel2 reveals good and bad news for emperor penguins”).
I pinguini imperatore vivono in luoghi remoti e difficilmente accessibili all’uomo a causa delle temperature glaciali, quindi studiarli è piuttosto complesso: la tecnologia spaziale, anche in questo caso, può fare la differenza, godendo di un punto di vista privilegiato. Le colonie sono state individuate nei dati di Sentinel-2 per la presenza del guano lasciato degli uccelli: questi ultimi sono troppo piccoli per apparire nelle immagini satellitari, mentre le grandi macchie dovute al guano sono ben evidenti e consentono di tracciare l’andamento della popolazione dei pinguini. Nell’immagine in alto, i segni di una delle nuove colonie presso Cape Gates (Crediti: Copernicus Sentinel data 2016, processed by Esa, Cc By-Sa 3.0 Igo).
Nel complesso, le nuove colonie sono 11; per tre di esse si ipotizzava l’esistenza, ma è stato possibile confermarle solo con i dati di Sentinel-2. A questo punto, il numero di gruppi censiti in tutto il continente antartico sale a 61. Da una parte il dato fa ben sperare per questa specie di uccelli a rischio, ma dall’altro l’incremento della popolazione non è così significativo: si tratta del 5-10%, che si traduce in circa mezzo milione di pinguini. Gli autori dell’articolo ritengono che il lavoro effettuato da Sentinel-2 sia un grande passo in avanti nel monitoraggio e nella successiva tutela di questi animali: infatti, si tratta di una specie particolarmente vulnerabile alle impennate del clima, che stanno intaccando il loro habitat naturale soprattutto per quanto riguarda il riscaldamento delle acque oceaniche.
L’analisi dei dati satellitari mostra che la maggior parte delle nuove colonie si trova in luoghi che potrebbero sparire in rapporto alla crescita del riscaldamento; questo fattore, purtroppo, può incidere pesantemente sulla riproduzione dei pinguini. Inoltre, lo studio ha rilevato altri insediamenti, situati però su piattaforme di ghiaccio marino formatesi in acque basse dopo il distacco degli iceberg; questa peculiarità ha sorpreso il team della ricerca, dato che si tratta di un comportamento insolito per i pinguini. La tecnologia satellitare era stata già usata per tenere sotto controllo questi uccelli (in particolare erano stati impiegati i dati di Landsat 7 e 8), ma, secondo gli studiosi, i dati raccolti da Sentinel-2 hanno fatto la differenza per il livello elevato di risoluzione e il sistema di ricerca più efficiente.
In basso: mappa delle colonie dei pinguini, in rosso le nuove scoperte (Crediti: Esa-Bas).