Vi ricordate di Rocket Lab l’azienda nata in Nuova Zelanda con sede negli Usa che mira a conquistare una fetta dell’ambito mercato dei lanci spaziali commerciali? Dopo undici successi e 53 satelliti posizionati in orbita, la compagnia di Peter Beck ha subito una battuta d’arresto, la seconda se conteggiamo anche il volo di test del 2017, con il fallimento della missione denominata ‘Pics Or It Did’t Happen’. Scenario del lancio lo sfortunato anglosassone numero tredici e lo spazioporto della Penisola di Mahia in Nuova Zelanda: da qui lo scorso 4 luglio il razzo Electron con a bordo un carico composto da sette mini satelliti per l’osservazione della Terra realizzati da Canon, Planet, In-Space Missions e Spaceflight è partito destinazione spazio.

Tutto sembrava andare per il meglio, quando all’improvviso quattro minuti dopo il liftoff, la diretta video si è bloccata a e la compagnia ha dichiarato che Electron stava perdendo quota e velocità. Successivamente Rocket Lab ha pubblicato un tweet che ha reso pubblico il fallimento del lancio e la perdita dei payload. La compagnia ha dichiarato che i tecnici di Rocket Lab stanno lavorando con la Federal Aviation Administration per fare chiarezza sulle cause del fallimento. Electron – un vettore unico e innovativo  nel suo genere- è alimentato da nove motori Rutherford ideati e realizzati da Rocket lab e stampati in parte in 3D mentre le pompe che trasportano il combustibile sono alimentate da motori elettrici.

Grazie a un prodotto come Electron, Rocket Lab, come SpaceX, mira a dare il via a una nuova era della space economy che prevede l’uso di razzi riutilizzabili in grado di effettuare un gran numero di voli. Rocket Lab condivide la sua visione con la neonata agenzia spaziale neozelandese che è nata proprio a seguito degli accordi stretti con la compagnia.  Mai piani futuri della compagnia non si fermano ai lanci in orbita terrestre: Rocket Lab si è aggiudicata lo scorso febbraio un contratto da dieci milioni di dollari della Nasa per il lancio di Capstone, un piccolo satellite di 25 chili che partirà dal centro spaziale di Wallops Island in Virginia per portare a termine un compito cruciale. Capstone verrà posizionato nella stessa orbita predisposta per l’avamposto cislunare Lunar Gateway e una volta giunto a destinazione entrerà in contatto con la sonda Lro della Nasa per verificare la stabilità delle comunicazioni da quella posizione, un passo fondamentale per la buona riuscita delle future missioni lunari.