Pinne più resistenti grazie ai nanomateriali. Si tratta di un progetto ideato da Alchemy un’azienda leader nella produzione di attrezzatura per sport subacquei che ha collaborato con  Adamant Composites che si occupa di fornitura di materiali per il settore spaziale attraverso il Technology Transfer and Patent Office dell’Esa. Il progetto prevede l’aggiunta di microscopici nanomateriali ai composti di fibra di carbonio per la realizzazione di pinne robuste che aumentano l’efficienza del movimento in acqua.

«Le pinne economiche per il nuoto vicino alla spiaggia sono realizzate in gomma o plastica – spiega Dimitris Pantazis di Alchemy –  mentre le pinne di fascia alta per la pesca subacquea o le immersioni in apnea sono realizzate in composto di fibra di carbonio resistente ma possono essere danneggiate dalle rocce o dai coralli. I danni possono portare alla rottura delle pinne, un evento potenzialmente pericoloso durante le immersioni».

L’aggiunta di nanomateriali alla pinne può evitare l’insorgere di questi problemi sott’acqua dato che i composti in fibra di carbonio sono noti per essere tra i più resistenti alle variazioni di temperatura e alle sollecitazioni.

Sviluppati per la realizzazioni di componenti per veicoli spaziali durante la corsa allo spazio degli anni sessanta, oggi vengono usati per realizzare molti oggetti di uso comune, dai telai per bici alle mazze da golf. Sono realizzati posando le fibre di carbonio in un modello di trama prima di essere collocate nel materiale matrice legante, come la resina epossidica, che viene quindi modellato nella forma desiderata e cotto in quella finale.

«Il risultato del progetto ci ha portato a raggiungere due traguardi importanti – afferma Thanos Baltopoulos di Adamant Composites – abbiamo realizzato un materiale che soddisfa le prestazioni richieste e che potrebbe essere utilizzato per differenti tipologie di pinne da immersione. Ma non solo la tecnologia utilizzata potrebbe essere impiegata anche per altri prodotti di diversi settori industriali, compreso quello spaziale».

Test sulla flessibilità delle pinne