La Giornata Mondiale della Terra è alle porte (il 22 aprile) e, proprio mentre sono ai nastri di partenza varie iniziative per sensibilizzare la collettività sull’importanza di salvaguardare il nostro pianeta, si affaccia sulla scena un nuovo progetto mirato a ottimizzare l’utilizzo dei dati dei numerosi satelliti impegnati in attività osservative.
I fenomeni naturali e le attività umane che hanno impatti significativi su territorio, acque ed ecosistemi sono infatti al centro di Opera (Observational Products for End-Users from Remote Sensing Analysis), un progetto di ampio respiro gestito dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa in collaborazione con una squadra di partner che comprende anche il Centro Goddard dell’ente spaziale statunitense, l’agenzia Usgs (U.s. Geological Survey) e alcuni atenei.
Lo scopo di Opera è riunire varie categorie di dati satellitari per renderli fruibili più facilmente e rapidamente all’utenza in modo che sia possibile intervenire con tempestività quando si verificano situazioni critiche quali alluvioni, incendi, eruzioni vulcaniche, ecc… In pratica, il progetto intende abbreviare il percorso che va dall’osservazione di determinati parametri all’intervento dei soggetti interessati (ad es., agenzie governative) in caso di criticità ambientali. Opera, i cui primi prodotti sono già disponibili, sfrutta le potenzialità del cloud computing per trasformare grandi quantità di dati in prodotti applicativi di facile impiego.
Il progetto vede il coinvolgimento di numerosi ‘angeli custodi’ del nostro pianeta, come i satelliti dello storico programma Landsat (Nasa/Usgs) e del più recente Copernicus (Commissione Europea). La prima serie di prodotti ‘targati’ Opera unisce i dati nel visibile e nell’infrarosso raccolti da Sentinel-2 A/B e da Landsat 8; a queste informazioni presto si aggiungeranno quelle raccolte da Sentinel-1 A/B e da Swot (Surface Water Ocean Topography), satellite Nasa-Cnes lanciato di recente. Successivamente, questa serie includerà anche i dati radar di Nisar (Nasa-Indian Space Research Organisation Synthetic Aperture Radar) che sarà lanciato il prossimo anno.
Nello specifico, i prodotti Opera si suddividono in tre categorie. La prima è centrata sul monitoraggio delle acque interne (‘Dynamic Surface Water Extent’), mentre la seconda (‘Surface Disturbance’) ha come obiettivo lo stato di salute della copertura vegetale. La terza, lavoro che verrà avviato dalla fine del 2024, riguarderà i cambiamenti della superficie terrestre, causati sia da fenomeni naturali che da attività umane, con particolare rifermento all’America settentrionale. Tutti i prodotti Opera sono accessibili al pubblico e le prime due categorie sono disponibili tramite i Distributed Active Archive Centers della Nasa.
In alto: un immagine dal prodotto ‘Surface Disturbance’ di Opera, riguardante la perdita di vegetazione nell’area del lago Tahoe – al confine tra California e Nevada – in seguito a incendi boschivi (Crediti: Nasa/Jpl-CalTech)