E’ destinata a fare probabilmente una brutta fine, ma intanto gode di un momento di grande popolarità: è Atlas, la cometa scoperta il 28 dicembre 2019 nelle immagini ‘catturate’ dai telescopi della Atlas Survey (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), situati alle Hawaii. La cometa non è sfuggita allo sguardo elettronico di Stereo (Solar Terrestrial Relations Observatory), sonda solare della Nasa che è riuscita ad immortalarla mentre era in picchiata verso il Sole, tra il 25 maggio e 1° giugno. Mentre Stereo era impegnata in queste osservazioni, un’altra sonda solare, Solar Orbiter dell’Esa, incrociava una delle due code della cometa.

Nell’immagine animata realizzata dalla Nasa (qui), Altas spicca mentre scende dall’alto e si avvicina al Sole, muovendosi verso una serie di raffiche di vento solare; la sua coda di polveri appare bianca, in quanto riflette la luce della nostra stella. Nella foto appare anche il pianeta Mercurio, visibile come un punto luminoso che emerge, sulla sinistra, dallo sfondo stellato, mentre le strisce verticali sono un effetto dovuto alla saturazione derivante dagli astri in background. Nel frattempo, la sonda Solar Orbiter, lanciata lo scorso 10 febbraio, ha attraversato la coda di ioni emessa da Atlas; il raro evento si è verificato il 31 maggio scorso, al di fuori del campo visivo di Stereo. Le comete, infatti, lasciano dietro di sé due code: una di esse è sottile e costituita da ioni (particelle cariche), mentre l’altra, più diffusa, è composta da polveri. La coda di ioni punta sempre lontano dal Sole, indipendentemente dalla traiettoria della cometa, che invece viene seguita maggiormente dalla coda di polveri.

L’incontro tra Solar Orbiter e la coda di Atlas è stato davvero eccezionale: nella storia dell’esplorazione del cosmo è stata la settima volta in cui si è verificata una condizione di questo genere e la prima in cui essa è stata nota in anticipo. Per l’occasione, infatti, il team della missione ha attivato i quattro strumenti principali della sonda, che avrebbe dovuto iniziare le attività scientifiche il 15 giugno. Atlas, che deve il nome allo strumento con cui è stata scoperta, probabilmente si è originata nella Nube di Oort, una nube sferica di ghiaccio e rocce che circonda il Sistema Solare e che è situata ad una distanza di oltre 297 miliardi di chilometri. La cometa segue un’orbita che la dovrebbe condurre a passare vicino al Sole ogni 6mila anni circa, ma osservazioni recenti compiute con il telescopio Hubble hanno evidenziato che essa si sta disintegrando.

Solar Orbiter, ideata per osservare la superficie del Sole e studiare i cambiamenti nel vento solare, vanta un significativo contributo italiano: infatti, fanno parte della sua strumentazione il coronografo Metis realizzato dall’Asi in collaborazione con l’Inaf e con il Cnr, diverse università italiane e istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo, la Dpu (Data Processing Unit) di Swa (Solar Wind Analyser) e il software di Stix (Spectrometer/Telescope for Imaging X-rays), rilevatore di raggi X.

In alto: la cometa Atlas sfreccia presso il Sole (Crediti: Nasa/Nrl/Stereo/Karl Battams)