Solar Orbiter, la sonda Esa dedicata allo studio del Sole, ha fornito le misurazioni più dettagliate mai ottenute finora del campo magnetico di Venere. Questi dati potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio l’interazione tra il vento solare e la densa atmosfera del pianeta, ancora poco conosciuta. 

Solar Orbiter effettua regolari sorvoli ravvicinati di Venere, utilizzando la gravità del pianeta per inclinare la sua orbita fuori dal piano dell’eclittica, in cui orbitano i pianeti del Sistema Solare. Queste manovre consentono di visualizzare i poli solari, che svolgono un ruolo chiave nella generazione del campo magnetico del Sole e nel mantenimento del ciclo di attività  di 11 anni. 

La sonda ha effettuato finora tre flyby di Venere, che hanno portato a scoperte affascinanti sul suo magnetismo. A differenza della Terra, Venere non ha un campo magnetico intrinseco generato dal movimento del metallo fuso nel suo nucleo. Il pianeta ha un campo magnetico indotto, una debole barriera generata dall’interazione tra il vento solare e l’atmosfera. 

Precedentemente la sonda ha rivelato che questo campo magnetico si estende per almeno 300.000 chilometri orari nello spazio e potrebbe accelerare le particelle dall’atmosfera di Venere a velocità sbalorditive, fino a 8 milioni di chilometri orari.  Queste particelle sovralimentate possono essere strappate via dal vento solare, che, nel corso di milioni di anni, porta a cambiamenti nella composizione chimica dell’atmosfera di Venere.

«Grazie a queste osservazioni potremmo rilevare la presenza di molecole di anidride carbonica al di fuori della ionosfera di Venere -ha affermato Lina Hadid dell’École Polytechnique, riferendosi allo strato esterno dell’atmosfera del pianeta dove i gas sottili interagiscono con le particelle del sole – questi pesanti ioni di carbonio e ossigeno possono fuoriuscire dalla ionosfera e farsi trasportare dal vento solare».

La misurazione della percentuale di carbonio che fuoriesce dall’atmosfera del pianeta, potrebbe permetterci di stimarne la quantità che era presente nel passato del pianeta, milioni di anni fa.

Inoltre lo studio dell’interazione tra l’atmosfera venusiana e il vento solare potrebbe aiutare gli scienziati nella ricerca di pianeti abitabili al di fuori del Sistema Solare. 

Lanciata il 10 febbraio 2020, Solar Orbiter effettuerà misurazioni approfondite grazie a una suite composta da 10 strumenti. Tra questi figurano il coronografo Metis, realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Inaf e il Cnr, diverse università italiane e istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo, la Dpu (Data Processing Unit) di Swa (Solar Wind Analyser) e il software di Stix (Spectrometer/Telescope for Imaging X-rays) rilevatore di raggi X.

Foto in apertura: rappresentazione artistica della sonda Solar Orbiter. Credit:Esa