Vesta, il secondo asteroide per grandezza della cintura situata tra Marte e Giove, offre agli scienziati una straordinaria opportunità per studiare i processi di formazione planetaria. Uno studio condotto dal Macquarie GeoAnalytical e dal Macquarie University Planetary Research Center, pubblicato su Nature Geoscience propone una nuova teoria sull’evoluzione dell’asteroide. Grazie ai dati della sonda Nasa Dawn, gli scienziati hanno scoperto che la crosta al polo sud di Vesta è insolitamente spessa.  Nello specifico, lo studio sui processi evolutivi dell’asteroide si basa sulle determinazioni dell’età di alcuni cristalli di zircone provenienti da mesosideriti, ovvero dei meteoriti ferro-rocciosi che hanno aiutato i ricercatori a risolvere le incertezze sul passato dell’asteroide.

Il team ha effettuato datazioni di alta precisione usando l’uranio e gli isotopi di piombo di due dozzine di zirconi nei mesosideriti presso il centro di eccellenza di Eth di Zurigo, in Svizzera. Così facendo hanno, individuato due date importanti per l’evoluzione dell’asteroide: 4.558,5 milioni di anni fa  ovvero il periodo in cui si è formata la crosta, e 4.525,39 milioni di anni fa, quando si è verificata la miscela dei silicati metallici sulla superficie a causa di una grossa collisione cosmica.

Impatto cosmico

Nel nuovo modello proposto, Vesta avrebbe subito un impatto da parte di un altro asteroide che avrebbe causato la distruzione su larga scala dell’emisfero settentrionale. I detriti prodotti dall’impatto, costituiti dalla crosta, dal mantello e dal nucleo di Vesta, si sarebbero poi depositati nell’emisfero sud, causando l’ispessimento della crosta. «Il nostro obiettivo- conclude Makiko Haba, autrice dello studio – è disegnare un’immagine che mostri l’intera storia di Vesta. La combinazione delle nostre informazioni con uno studio di simulazione di impatto contribuirebbe a una comprensione più completa delle collisioni su larga scala sui protopianeti».