Il più grande telescopio solare terrestre ha puntato gli occhi sulla nostra stella rilasciando inediti close-up della sua superficie.
Realizzato dal National Solar Observatory (Nso) e situato a 3.000 metri di altitudine sulla cima del vulcano Haleakala a Maui, nell’arcipelago delle Hawaii, l’Inouye Solar Telescope possiede uno specchio primario da quattro metri di diametro con un’area di raccolta sette volte maggiore rispetto ai più grandi telescopi solare esistenti, dotati di specchi da circa un metro e mezzo.
Le prime immagini prodotte dall’osservatorio mostrano il plasma “in ebollizione” che ricopre l’intera fotosfera. Le strutture che vedete nella foto, simili a “lingotti d’oro”, sono le celle convettive, ciascuna di dimensioni di circa 1000 km, prodotte dai violenti moti di plasma che trasportano energia dall’interno del Sole alla sua superficie.
«L’Inouye Solar Telescope ci fornirà mappe del campo magnetico nella corona, la parte dell’atmosfera solare dove si sviluppano le esplosioni che possono avere ripercussioni sulla Terra. Questo telescopio migliorerà la nostra comprensione delle cause dello space weather e ci permetterà di fare previsioni più accurate delle possibili tempeste solari», ha commentato France Córdova, direttrice della Nsf.
Lo space weather, il cosiddetto clima spaziale, viene influenzato prima di tutto dal Sole: talvolta la nostra stella erutta con esplosioni di luce, provoca tempeste solari o emette particelle ultra energetiche. La Terra è avvolta da uno ‘scudo’ naturale – il campo magnetico terrestre – che in genere è in grado di proteggerci dalle insidie dello space weather. Ma una certa quantità di energia riesce comunque ad attraversare questa barriera magnetica, e in alcuni casi genera appunto le tempeste geomagnetiche, che oltre a produrre le spettacolari aurore boreali possono anche danneggiare i satelliti, le comunicazioni radio, i sistemi Gps e le reti elettriche a terra. Per questo motivo comprendere i meccanismi del campo magnetico solare sono di fondamentale importanza per gli scienziati.
Nei i prossimi 6 mesi il team dell’Inouye Solar Telescope continuerà i test di collaudo del telescopio e dei suoi strumenti in modo da prepararlo per l’utilizzo da parte della comunità scientifica internazionale.
«Queste prime immagini sono solo l’inizio», commenta David Boboltz, direttore della divisione di scienze astronomiche dell’Nsf. « L’Inouye Solar Telescope raccoglierà più dati del Sole durante i suoi primi 5 anni di operazione di tutto quanto raccolto finora, a partire da quando, nel 1612, Galileo per primo puntò il suo telescopio verso il Sole».