Clima teso per il numero uno della Nasa Jim Bridenstine e per le aziende del settore spaziale made in Usa. Lo scorso 24 gennaio, l’House Science Committee del Congresso, ha introdotto il Nasa Authorization Act un disegno di legge bipartisan che mira a ridisegnare completamente il panorama dell’esplorazione spaziale umana dei prossimi anni.
Nel dettaglio il disegno di legge rinvia il ritorno degli astronauti sulla Luna previsto dal programma Artemis dal 2024 al 2028 per concentrarsi sull’invio degli stessi in orbita intorno a Marte nel 2033 per poter consentire un atterraggio sul pianeta rosso nel minor tempo possibile. Di conseguenza verrebbe eliminata tutta la fase di costruzione delle infrastrutture lunari come il Lunar Gateway e tutto ciò che la Nasa aveva in programma per lo sfruttamento delle risorse sul nostro satellite.
Ma non è tutto. Quelli appena citati non sono che alcuni dei punti che preoccupano i vertici Nasa e i privati. Se verrà approvato, il disegno di legge limiterà fortemente il ruolo delle imprese nell’esplorazione spaziale umana. Nello specifico il governo avrà il possesso esclusivo dei lander che verrebbero lanciati unicamente a bordo dello Space Launch System sviluppato dalla Nasa e dell’Exploration Upper Stage di Boeing e non più per mezzo di lanciatori di compagnie private come previsto in precedenza.
«Sono preoccupato che il disegno di legge imponga alcuni vincoli significativi al nostro approccio all’esplorazione lunare – ha affermato Jim Bridenstine in una dichiarazione pubblicata sul sito web dell’agenzia – in particolare siamo preoccupati che l’approccio del disegno di legge allo sviluppo di un sistema dei lander per gli astronauti- interamente di proprietà del governo- sarebbe inefficace. La via stabilita dal disegno di legge inibirebbe la nostra capacità di sviluppare un’architettura flessibile che sfrutti l’intera gamma di capacità nazionali, del governo e del settore privato, per raggiungere gli obiettivi prefissati».
Bridenstine ha sottolineato che la Casa Bianca e la Nasa stanno adottando le tecnologie sviluppate da SpaceX e Blue Origin – solo per citarne alcune – oltre alla creazione di partnership pubblico-private per evitare i tradizionali contratti governativi dai costi più elevati e meno flessibili.
Per fare questo l’agenzia si è basata sul già esistente Commercial Crew Program per la fornitura di servizi commerciali e di voli per gli astronauti da e per per la Stazione Spaziale Internazionale.
Alle perplessità della Nasa si aggiungono anche quelle dei gruppi industriali in particolare della Commercial Spaceflight Federation (Csf) che include alcune aziende impegnate nella fornitura di payload per Artemis. «Questo disegno di legge – ha dichiarato Eric Stallmer presidente del Csf rivolgendosi agli sponsor del disegno – non crea un’architettura sostenibile per l’esplorazione spaziale ma elimina del tutto la partecipazione commerciale e la concorrenza nei programmi chiave. Invitiamo il comitato a un confronto trasparente con le parti interessate per garantire un processo legislativo corretto e non punitivo verso le imprese americane».
Alla richiesta di Stallmer fa eco quella di Bridenstine che ricorda: «La Nasa ha sempre sostenuto un approccio che supporta e abilita le missioni umane su Marte ma si tratta di un obiettivo molto impegnativo. Se vogliamo raggiungerlo, dovremmo avere la giusta flessibilità che ci permetta di sviluppare rapidamente le competenze tecniche sulla Luna coinvolgendo i partner commerciali nazionali e stranieri».
Mentre la posizione dei gruppi industriali rappresentati dalla Csf è decisamente sfavorevole al disegno, altre organizzazioni come la Coalition For Deep Space Exploration hanno dichiarato di non essere sorpresi dalla posizione dello Science Committee. L’organizzazione tuttavia, ritiene che le parti interessate debbano discutere su alcuni specifiche del disegno – come lo sviluppo di lander – per raggiungere un accordo che non danneggi le imprese nazionali.
D’accordo anche l’Aerospace Industries Association (Aia) che si è pronunciata a favore del disegno: «La Nasa è un’organizzazione di fondamentale importanza che ci sta portando verso il futuro. Non solo conduce ricerche all’avanguardia, ma guida anche la nostra economia e ispira la prossima generazione di lavoratori americani – ha dichiarato Eric Fanning, presidente e amministratore delegato dell’Aia – ora abbiamo un supporto bipartisan e bicamerale in tutto il Congresso oltre all’approvazione del ramo esecutivo che ci permetterà di tornare sulla Luna e poi su Marte».
Non resta che attendere che l’iter legislativo passi al prossimo step – che prevede l’approvazione del disegno in legge il prossimo 29 gennaio- per sapere quale direzione prenderà la politica spaziale americana nei prossimi anni.