Un elemento distintivo che accomuna il pianeta nano Plutone e Titano, luna ghiacciata di Saturno, sembra essere avvolto da un alone di mistero che non permette agli scienziati di vederci chiaro… in tutti i sensi. Un nuovo studio, basato sui dati della missione New Horizons, ha scoperto un dato interessante.
Titano, satellite naturale di Saturno, è l’unico corpo planetario nel nostro Sistema Solare oltre alla Terra in cui è nota la presenza permanente di liquidi sulla superficie. Pioggia, mari e superfici composte da metano ed etano, sono tra le principali caratteristiche della più grande luna di Saturno.
Le molecole di metano che si trovano nell’atmosfera di Titano, vengono continuamente distrutte dalla luce solare. Questo processo porta alla formazione di una foschia che va a depositarsi in superficie e si accumula in sedimenti organici: in questo modo, il metano presente nell’atmosfera, si esaurisce rapidamente. In alta quota, periodicamente, viene a formarsi uno strato di foschia separato dal resto dell’atmosfera (immagine in basso) che varia di altitudine nel tempo.
Questa particolarità è stata riscontrata anche su Plutone. Dai flyby effettuati da New Horizons – che hanno permesso agli scienziati di studiare per la prima volta in modo dettagliato il pianeta nano – è stato riscontrato uno strato molto denso di foschia, che si infittisce man mano che ci si avvicina alla superficie. Questa densa nebbia sembra essere formata da particelle di idrocarburi che impediscono ai deboli raggi solari di riscaldare il pianeta. Tale meccanismo si pensa possa essere la causa delle rigide temperature presenti sulla superficie del pianeta che si aggirano attorno ai 203 gradi sottozero.
Comparando i dati su Titano con quelli acquisiti da New Horizons, un nuovo studio ha cercato di fare chiarezza su questo misterioso fenomeno.
I risultati, presentati al congresso dell’American Astronomical Society, mostrano che su entrambi i mondi la foschia è costituita da piccole particelle ghiacciate ma solo su Plutone sono presenti particelle organiche. Un dato interessante che potrebbe replicarsi anche sugli esopianeti o le esolune.