Ha un aspetto regale e scintillante e le sue dimensioni da primato le potrebbero valere il titolo di ‘peso massimo’ dell’Universo locale: è Ugc 2885, una maestosa galassia a spirale che si trova nella costellazione di Perseo, ad una distanza di 232 milioni di anni luce dalla Terra.

La galassia, che rispetto alla Via Lattea è 2,5 volte più grande e contiene 10 volte il suo numero di stelle, è stata recentemente immortalata da Hubble ed è al centro di uno studio presentato al 235° convegno dell’American Astronomical Society, in corso ad Honolulu. La ricerca, coordinata dall’Università di Louisville (Kentucky), è stata ispirata ai suoi autori dal lavoro dell’astronoma statunitense Vera Rubin, che nel 1980 aveva studiato Ugc 2885, concentrandosi in particolar modo sulla sua rotazione.

Nonostante le dimensioni, la galassia – ribattezzata ‘Rubin’s Galaxy’ – ha uno stile di vita rilassato: gli studiosi ritengono che si trovi in una condizione di tranquillità da miliardi di anni e che tragga l’idrogeno dai filamenti presenti nello spazio intergalattico. Tuttavia, non appare particolarmente dotata di gas né sembra comportarsi da ‘cannibale’ nei confronti di galassie più piccole; di conseguenza, il suo tasso di formazione stellare è piuttosto modesto ed è pari a circa la metà di quello che può vantare la Via Lattea. La mitezza di Ugc 2885 coinvolge anche il suo buco nero supermassiccio, che sonnecchia pacioso nella sua zona centrale.

Gli autori dello studio si sono interrogati sui meccanismi che hanno portato ad una crescita così spropositata, anche perché la galassia si trova in una posizione piuttosto isolata e quindi non ha ‘vicine di casa’ con cui interagire; gli astronomi, però, si chiedono se in un lontano passato Ugc 2885 possa aver ‘banchettato’ con sventurate ‘colleghe’ più piccole. Una risposta potrebbe essere fornita dai cluster stellari presenti nell’alone della galassia, ovvero il vasto involucro di stelle che la circonda. Grazie alla risoluzione dei dati di Hubble, il team della ricerca sta censendo tali ammassi: se dovessero risultare in soprannumero, significherebbe che Ugc 2885 li ha catturati da galassie più piccole nel corso della sua vita millenaria.

Per un censimento più preciso, comunque, gli esperti attendono l’entrata in scena dei telescopi Webb e Wifirst, le cui capacità visive nell’infrarosso dovrebbero fornire un quadro più chiaro delle popolazioni stellari di Ugc 2885.