Si nascondono tra il gas e le polveri del disco che ruota intorno a Hd 163296, un astro teenager di soli 4 milioni di anni, ma non sono sfuggiti allo sguardo indagatore del telescopio Alma dell’Eso: gli ‘imboscati’ in questione sono tre pianeti, che si stanno formando nel sistema di Hd 163296 e che sono stati scoperti per la loro influenza sul gas circostante.

Il trio è al centro di uno studio appena pubblicato su Nature (articolo: “Meridional flows in the disk around a young star”) e curato da un gruppo di astronomi dell’Università del Michigan e della Carnegie Institution for Science. Il team si è basato sulle visualizzazioni 3d realizzate con i dati di Alma per determinare le velocità di alcuni tra i gas che ruotano nel disco; questa struttura, che presenta diversi anelli e spazi, è apparsa particolarmente dinamica.

Analizzando i dati, gli studiosi hanno individuato tre aree in cui il gas sembra formare delle cascate che scorrono negli spazi del disco: un fenomeno che viene ritenuto un buon indicatore della presenza di pianeti in formazione. Le tre aree sono state localizzate rispettivamente a 87, 140 e 237 unità astronomiche di distanza dalla stella.

Con queste informazioni, gli astronomi hanno creato un modello informatico del sistema di Hd 163296, inserendovi, alle distanze suindicate, tre pianeti di differenti dimensioni: uno come Giove, un altro pari alla sua metà e l’ultimo equivalente a due volte il gigante del Sistema Solare. Il risultato della simulazione ha confermato che le perturbazioni del gas scoperte da Alma possono essere spiegate in maniera efficace con la presenza di tre pianeti in fieri.

L’indagine, inoltre, ha permesso di confermare una teoria di vecchia data riguardante il meccanismo con cui i pianeti si dotano di un’atmosfera; questi corpi celesti, infatti, si formano nello strato mediano del disco, chiamato ‘midplane’, un luogo freddo perché schermato dalle radiazioni stellari. Gli autori del saggio pensano che gli spazi prodotti dai pianeti favoriscano il flusso dei gas provenienti dagli strati esterni del disco, più attivi da un punto di vista chimico, e che tali gas successivamente ne costituiscano l’atmosfera.

Gli astronomi, che proseguiranno il lavoro centrandosi proprio sulla formazione dell’atmosfera nei pianeti in divenire, ritengono che l’analisi delle dinamiche nei dischi sia di fondamentale importanza per comprendere l’architettura di un sistema planetario.

(Immagine in alto:  Robin Dienel, courtesy of the Carnegie Institution for Science)