Sono i fari più potenti dell’universo, e la loro luminosità supera quella di intere galassie. Si tratta dei quasar, nuclei galattici attivi brillantissimi e generalmente molto distanti dalla Terra. Secondo gli astronomi, al centro di questi oggetti celesti si trova un buco nero supermassiccio, che consumando polveri e gas causerebbe le esplosioni di luminosità tipiche dei quasar.
Ora un team di ricerca ha osservato per la prima volta il tasso di accelerazione con cui i quasar consumano la “benzina interstellare” per nutrire i loro buchi neri. I risultati, pubblicati oggi su Nature, sono stati ottenuti analizzando 8 quasar distanti.
«Si pensa che i quasar, più luminose sorgenti fisse di luce del cosmo, siamo alimentati da un disco di accrescimento attorno al buco nero centrale» commenta Hongyan Zhou dell’Università di Scienza e Tecnologia della Cina. Paragonando i buchi neri supermassicci a draghi affamati, Zhou spiega che questi oggetti attraggono materiale da tutte le direzioni anche al di fuori del disco di accrescimento, inglobandolo con inesauribile appetito.
Più il cibo interstellare del buco nero arriva vicino al suo centro, più aumenta la sua velocità. Ed è proprio questo il parametro studiato da Zhou e colleghi. Il gas interstellare non può essere osservato direttamente, perché la sua radiazione è coperta dalla luminosità del disco di accrescimento. Eppure, prima di cadere nel disco di accrescimento, il gas forma una sorta di eclisse tra la Terra e il disco stesso: questo ha permesso agli scienziati di isolare il fenomeno. In particolare, il team di ricerca ha utilizzato l’effetto Doppler – lo stesso che ci fa sentire il suono di una sirena attenuato una volta che un’ambulanza è passata – per calcolare la velocità di caduta del gas nel disco.
Il dato ottenuto da Zhou e colleghi è notevole: la velocità del gas si aggira intorno a 5.000 chilometri al secondo. Per intenderci, un aereo veloce viaggia a meno di 1.000 chilometri all’ora. «Una velocità così elevata – conclude Zhou – può soltanto essere raggiunta grazie all’accelerazione data dalla forte gravità del buco nero centrale».
Il prossimo passo sarà investigare come questi “draghi” nel cuore dei quasar attraggono il materiale proveniente dall’esterno e dalla periferia del disco di accrescimento prima di inglobarlo nelle loro fauci. Secondo gli scienziati, comprendere questo processo potrebbe aiutare a gettare una nuova luce sui meccanismi di formazione dei quasar.