Torneremo sulla Luna, questa volta per restarci. Con queste parole, il numero uno della Nasa ha rivelato al mondo Artemis, il programma di punta dell’agenzia spaziale statunitense che permetterà il ritorno dell’uomo sulla Luna. Un ritorno attesissimo di cui molti hanno parlato negli ultimi anni a partire dal programma Constellation, avviato da Bush nel 2005 poi accantonato nel 2011 da Obama perché troppo costoso e sostituito dallo Space Launch System. Ora l’amministrazione Trump è decisa a portare avanti Artemis e vuole farlo con una deadline molto stretta che sta generando non poche perplessità, nelle agenzie  spaziali e nelle aziende private partner del progetto per via dei costi sempre più elevati.

Tutto avrà inizio nel 2021 con Artemis-1 un volo propedeutico per  testare i sistemi di Sls e della navetta Orion, che verrà seguita da Artemis-2 questa volta con astronauti a bordo che prevede un sorvolo della Luna, nel 2023. L’anno decisivo sarà appunto il 2024 con l’atterraggio di due astronauti un uomo e una donna – la prima a mettere piede sulla Luna- al polo sud lunare, una missione propedeutica alla costruzione di un avamposto umano a lungo termine sul nostro satellite.

E i costi? Una richiesta ufficiale  è  partita a fine marzo durante un incontro del National Space Council in Alabama, con la proposta di un emendamento per concedere alla Nasa un finanziamento aggiuntivo di 1,6 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2020, sommati ai 21 miliardi già ottenuti dall’agenzia. Secondo la nasa  però, una stima realistica dei costi della missione non sarà possibile prima di febbraio  2020, ovvero quando verrà presentata la richiesta di bilancio. L’amministratore della Nasa ha aggiunto che l’ammontare dei fondi dipende in gran parte dai contributo che l’industria intenderà versare, soprattutto per lo Space Launch System. Per ora sappiamo solo che l’atterraggio degli astronauti sulla Luna dovrebbe costare circa 20 o 30 miliardi di dollari in più rispetto ai fondi già stanziati per la Nasa, che avrebbero dovuto finanziare l’allunaggio  quattro anni più tardi, nel 2028.

Parallelamente, la Nasa e le agenzie partner tra le quali c’è anche l’Esa, stanno lavorando allo sviluppo delle componenti del Lunar Gateway, la stazione spaziale cislunare composta da 4 moduli, che rappresenta il punto di equilibrio sul quale si giocherà il futuro di Artemis. E’ di pochi giorni fa la notizia che l’Esa si occuperà della costruzione di un terzo modulo di servizio per Orion che fornirà acqua, aria ed elettricità agli astronauti. Oltre al modulo europeo è stata assegnata alla Maxar Technologies la costruzione del primo componente, l’elemento di propulsione che fornirà l’elettricità necessaria per gli spostamenti della stazione. Il lancio è previsto per il 2022 per mezzo di un razzo privato: successivamente la Nasa si servirà di Sls e Orion per aggiungere all’elemento propulsivo due nuove sezioni che consentiranno la presenza di astronauti e l’inizio delle prime operazioni scientifiche. Le perplessità e i dubbi sono numerose anche per questa fase dello sviluppo del Gateway che necessita della piena operatività di Sls e Orion per funzionare.

Sia la navetta sia il razzo, hanno subito diversi rallentamenti durante la fase di costruzione per via di problemi tecnici e tagli più o meno drastici al budget. Per finire, anche se lo sviluppo del gateway e dei sistemi connessi rispettasse la tabella di marcia, ci sarebbe comunque l’incognita del lander, che dovrebbe permettere la discesa degli astronauti sul suolo lunare, il cui futuro è ancora tutto da scrivere. Per la sua realizzazione la Nasa ha scommesso sui privati e dopo aver messo a disposizione 106 milioni di dollari per le proposte di tecnologie lunari da parte delle aziende vuole aggiungere a questa cifra altri 45,5 milioni per lo sviluppo del lander.

Un allunaggio con tempi così serrati necessita uno stravolgimento delle tradizionali forme di contratto tra pubblico e privato, pertanto la Nasa ha deciso di di inserire il nuovo finanziamento all’interno di Nexstep, un programma rivolto ad 11 aziende già impegnate nell’arduo compito di riportare l’uomo sulla Luna. A partecipare a questa sfida i volti noti dell’industria spaziale privata, da SpaceX, a Blue Origin passando per la Boeing, ma non mancano gli imprevisti anche per loro che rischiano di rallentare la corsa. Non resta che attendere i prossimi mesi, cruciali per le decisioni dei tecnici e dei politici che dovranno  necessariamente trovare un punto d’incontro, se vorranno rendere il ritorno dell’uomo sulla Luna una realtà in così pochi anni.