Si nasconde nel ‘cuore’ della Via Lattea, dove ha trovato le condizioni ideali per condurre una vita senza grandi scossoni, a differenza di tanti suoi simili: si tratta di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio della nostra galassia, la cui serenità si deve all’influenza del campo magnetico situato nei suoi pressi. La scoperta, che getta nuova luce sulle differenze tra i buchi neri calmi e quelli attivi, è stata effettuata con l’osservatorio Sofia (Stratospheric Observatory For Infrared Astronomy) – missione congiunta Nasa-Dlr – ed è stata presentata al 234° convegno dell’American Astronomical Society, in corso a St. Louis (Missouri). I risultati dell’indagine, inoltre, offrono informazioni inedite sul comportamento dell’intenso campo magnetico che si trova al centro della Via Lattea; per ottenere questi dati è stato determinante il ruolo di un nuovo strumento di Sofia, Hawc+ (High-resolution Airborne Wideband Camera Plus). La maggior parte delle galassie ospita buchi neri supermassicci, che generalmente sono attivi e divorano il materiale circostante, emettendo nel contempo radiazioni ad alta energia; Sagittarius A*, invece, è piuttosto tranquillo perché il campo magnetico, in un certo senso, lo tiene ‘a dieta’.
I campi magnetici influenzano il ‘cammino’ delle particelle cariche, fanno sentire la loro azione sui movimenti e sull’evoluzione della materia nell’Universo, ma il loro ruolo presenta ancora degli interrogativi perché non possono essere visualizzati direttamente. Lo strumento Hawc+ è in grado di individuare la luce polarizzata nel lontano infrarosso emessa dai granelli di polvere, che si allineano perpendicolarmente al campo magnetico: in questo modo il team della missione ne ha potuto tracciare la forma ed evincere l’intensità. Osservazioni precedentemente condotte con Sofia avevano messo in evidenza l’anello inclinato di gas e polveri che orbita intorno a Sagittarius A*; integrandole con i dati di Hawc+, gli studiosi hanno potuto avere un quadro più chiaro dei fenomeni che caratterizzano la zona centrale della Via Lattea. Il campo magnetico, infatti, è sufficientemente forte da condizionare i movimenti agitati dei gas che vengono sospinti lungo un’orbita intorno al buco nero: in questa situazione, il buco nero rimane abbastanza tranquillo perché non ingerisce il materiale, che andrà poi a formare nuove stelle.
I ricercatori hanno successivamente combinato le immagini nel medio e nel lontano infrarosso realizzate da Sofia con le linee affusolate che visualizzano la direzione del campo magnetico. La struttura a Y che spicca al centro della foto in alto è costituita dal materiale caldo che precipita verso il buco nero, situato vicino all’intersezione dei due bracci della Y. Sovrapponendo sull’immagine la struttura del campo magnetico, gli studiosi hanno notato che esso segue la forma della Y; i due bracci hanno il loro campo, che è totalmente distinto dal resto dell’anello di gas e polveri (in rosa). Secondo il team della missione, la forma a spirale del campo magnetico incanala il gas lungo un’orbita intorno al buco nero e questo spiegherebbe la relativa tranquillità di Sagittarius A*. Gli autori della ricerca, che è stata sottomessa alla rivista The Astrophysical Journal per la pubblicazione, ritengono che i nuovi dati della missione Sofia siano utili per approfondire sia i processi che avvengono in ambienti galattici estremi, come quelli dei buchi neri supermassicci, sia l’annosa questione riguardante la relativa scarsa brillantezza di Sagittarius A*.