Miliardi di anni fa, Marte era un mondo ricco di acqua. La superficie del pianeta rosso era irrigata da diversi fiumi, ed esisteva persino un vasto oceano marziano. Da allora, il nostro vicino planetario è cambiato drammaticamente: gli scienziati hanno ormai dimostrato che ancora oggi esiste acqua intrappolata nei meandri marziani, ma siamo ben lontani dall’abbondanza liquida del giovane mondo rosso.
Nel complesso, Marte ha perso circa l’80% della sua acqua originale. Oltre che nel sottosuolo, dove si nasconde il restante 20%? In parte nell’atmosfera marziana: approssimativamente ogni due anni sulla Terra, quando l’estate avanza sull’emisfero meridionale marziano, il vapore acqueo riesce a risalire dagli strati più alti a quelli più bassi del pianeta rosso, in quello che viene definito un ciclo d’acqua marziano.
Ora un team di ricerca dell’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca e del Max Planck tedesco ha individuato un nuovo tipo di ciclo marziano, mai scoperto prima. I risultati, pubblicati su Geophysical Research Letters, sono stati ottenuti grazie a simulazioni informatiche che mostrano come il vapore acqueo riesca a superare in un modo inusuale la barriera di aria fredda dell’atmosfera marziana, raggiungendo gli strati più alti.
Si tratta di un fenomeno che ricorda il meccanismo di una pompa: il flusso di gas viene in un certo senso risucchiato verso l’alto, fino a raggiungere un’altezza di circa 160 chilometri. Secondo gli scienziati, un ruolo fondamentale in questo processo è giocato dall’orbita marziana. Durante il suo percorso intorno al Sole, che dura circa due anni terrestri, Marte raggiunge un’orbita più ellittica rispetto alla nostra: questo fa sì che l’estate nelll’emisfero meridionale marziano sia più calda rispetto all’estate nell’emisfero settentrionale.
“Quando è estate nell’emisfero sud – spiega Paul Hartogh, leader dello studio – in un certo momento del giorno il vapore acqueo può innalzarsi più del solito, raggiungendo l’atmosfera superiore di Marte”. Questo nuovo ciclo dell’acqua, prima sconosciuto, potrebbe aiutare a comprendere meglio l’evoluzione della presenza liquida nel passato e nel presente del pianeta rosso.