Titano, la più grande tra le lune di Saturno, ha piogge di metano molto più frequenti di quanto creduto fino ad oggi. E’ questa la conclusione di uno studio condotto dalla Ucla e pubblicato lo scorso 9 ottobre sulla rivista Nature Geoscience. La superficie di Titano – si legge nello studio – è simile a quella della Terra con fiumi, grandi laghi e mari che si sono formati grazie alle abbondanti precipitazioni composte principalmente da metano liquido. Sulla Terra, le tempeste intense possono spostare grandi flussi di materiale che vanno a formare dei conoidi alluvionali, ovvero dei depositi di sedimenti con forma a ventaglio. Lo studio evidenzia che simili fenomeni sono stati riscontrati sulla superfice di Titano a causa delle abbondanti piogge.

Questo tipo di sedimentazione è stato individuato grazie ai dati raccolti dalla sonda Cassini che ha contribuito ad aumentare notevolmente le conoscenze degli scienziati sulla luna di Saturno. Poco dopo i primi fly-by di Titano gli strumenti radar a bordo di Cassini avevano individuato vaste dune di sabbia che dominavano la luna a latitudini basse, mentre i mari e i laghi si trovavano a quelle più alte. Il team dell’Ucla ha scoperto che i depositi alluvionali sono situati tra 50 e 80 gradi di latitudine – vicino al centro degli emisferi settentrionali e meridionali di Titano. Le variazioni delle caratteristiche della superficie suggeriscono che Titano abbia corrispondenti cambiamenti nella quantità delle precipitazioni, dato che la pioggia consente una notevole erosione del terreno mentre le sua assenza favorisce la presenza di dune.

I modelli sviluppati in precedenza dagli scienziati hanno dimostrato che il metano liquido è concentrato a latitudini più elevate. Ma nessuno studio si era mai concentrato sugli spostamenti dei sedimenti dovuti alla forti piogge e sulla connessione di questi movimenti con le osservazioni realizzate in superficie. Gli autori della ricerca hanno utilizzato le simulazioni già note per studiare il ciclo idrogeologico di Titano scoprendo che le piogge più intense si concentrano a circa 60 gradi di latitudine, nella regione in cui i conoidi alluvionali sono più frequenti. Lo studio suggerisce, inoltre, che le tempeste più intense si sviluppano a causa della differenza tra il climi umido delle latitudini elevate e quello più caldo riscontrato nelle basse. Questi contrasti tra temperature diverse provocano cicloni intensi a metà latitudine, simili a quelli che si abbattono sulle coste del nord degli Stati Uniti durante i mesi invernali.