È tenue, subisce effetti stagionali di notevole portata – a causa dell’orbita inclinata ed eccentrica del suo corpo celeste – e potrebbe dileguarsi in un breve lasso di tempo: è l’atmosfera di Plutone, al centro di un nuovo studio che sarà pubblicato su Astronomy & Astrophysics (articolo: “Pluto’s lower atmosphere and pressure evolution from ground-based stellar occultations, 1988-2016”) ed è disponibile in pre-print sulla piattaforma arxiv.org. La ricerca, mirata ad analizzare l’evoluzione dell’atmosfera di Plutone nell’arco di 28 anni (dal 1988 al 2016), è stata condotta da un ampio team internazionale di studiosi, coordinato da Lesia-Observatoire de Paris; all’indagine hanno partecipato anche rappresentanti del Centro Ames della Nasa, dell’Eso e dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie. Gli esperti si sono basati principalmente sui dati raccolti durante alcune occultazioni stellari del pianeta nano, osservate con telescopi di terra; queste informazioni sono state poi confrontate con quelle più recenti ottenute dalla sonda Nasa New Horizons, durante il suo storico sorvolo del luglio 2015.
La presenza di un’esile atmosfera su Plutone era stata ipotizzata durante un’occultazione stellare osservata il 19 agosto 1985 ed è stata pienamente confermata quando tale fenomeno si è ripetuto il 9 giugno 1988. In questo caso, è stato possibile determinare i principali parametri dell’atmosfera come densità, pressione, temperatura e soprattutto composizione chimica: azoto, con tracce di metano e monossido di carbonio. Dal 1988 in poi, le occultazioni stellari sono state sempre utilizzate per tenere sotto controllo l’atmosfera dell’ex nono pianeta del Sistema Solare: lo studio ne prende in considerazione altre undici, verificatesi tra il 21 agosto 2002 e il 19 luglio 2016. La frequenza con cui questo fenomeno si è presentato nell’arco di 14 anni è dovuta alla posizione assunta da Plutone, che si è venuto a trovare davanti al centro galattico. Con questa messe di dati e con il materiale raccolto da New Horizons, il gruppo di lavoro ha costruito dei modelli informatici con cui ha verificato come l’atmosfera del pianeta nano reagisca alle variazioni della luce solare: ad esempio, l’azoto ne risente particolarmente quando Plutone è distante dal Sole ed è inverno nel suo emisfero nord.
Inoltre, dal 1988 in poi, è stato riscontrato un aumento di pressione dovuto al riscaldamento del ghiaccio di azoto nella Sputnik Planitia e alle latitudini medio-settentrionali, quando il pianeta nano è più vicino al Sole. Il fenomeno, dopo aver raggiunto il suo picco, dovrebbe attenuarsi nei prossimi anni: secondo i modelli informatici, questa diminuzione sarebbe dovuta al declino della radiazione solare sulla Sputnik Planitia e ad una maggiore condensa dell’azoto nella parte meridionale di quest’area che è più fredda. In base alle simulazioni, gli studiosi hanno ipotizzato che entro il 2030 l’atmosfera di Plutone dovrebbe congelarsi e svanire; se ciò avvenisse, il pianeta si mostrerebbe particolarmente scintillante a causa del riflesso della luce solare e senza la colorazione rossastra presente in tante immagini scattate da New Horizons. Il gruppo di lavoro intende proseguire il monitoraggio, anche se non potrà più fare molto assegnamento sulle occultazioni stellari perché quando Plutone si allontanerà dal piano galattico questo fenomeno diventerà molto raro.