È ampio circa 50 chilometri e la sua scoperta aiuterà gli scienziati a comprendere meglio i processi che hanno portato alla formazione della crosta lunare in un remoto passato: si tratta di un esteso blocco di granito, individuato sul lato nascosto della Luna.

La scoperta è stata illustrata nell’articolo “Remote detection of a lunar granitic batholith at Compton-Belkovich”, pubblicato su Nature; lo studio, coordinato dal Planetary Science Insitute di Tucson (Arizona), sarà presentato alla Goldschmidt Conference 2023, in corso a Lione.

Il gruppo di lavoro ha utilizzato i dati raccolti dalla sonda Lro (Lunar Reconnaissance Orbiter) della Nasa, in particolare quelli relativi alla temperatura sub-superficiale di una formazione vulcanica chiamata Compton-Belkovich. Questa struttura, probabilmente, si è formata in seguito al raffreddamento del magma che ha alimentato intense eruzioni vulcaniche circa 3,5 miliardi di anni fa. Di conseguenza, gli studiosi avevano ipotizzato di trovare in questa zona tracce di attività vulcanica; l’elemento che ha suscitato grande interesse è appunto la vastità del blocco di granito.

I dati di Lro hanno evidenziato che la temperatura sub-superficiale di Compton-Belkovich poteva essere generata solamente da elementi radioattivi che sulla Luna possono esistere sotto forma di granito, roccia ignea intrusiva che si produce come conseguenza di una lenta solidificazione del magma. Sulla Terra il granito è abbondantemente presente e la sua formazione è il frutto dell’interazione tra l’acqua e le placche tettoniche che danno luogo a depositi di roccia fusa sotto la crosta. Invece, sulla Luna, il granito è molto più raro proprio perché mancano gli ‘ingredienti’ base che lo creano sulla Terra: di conseguenza, la scoperta getta nuova luce sui processi geologici che hanno caratterizzato il nostro satellite naturale quando su di esso era in corso l’attività vulcanica.

Lro, lanciata il 18 giugno 2009 da Cape Canaveral, ha da poco ‘festeggiato’ il suo 14° compleanno e con le sue osservazioni ha dato sinora un contributo fondamentale per una migliore conoscenza della Luna.

In alto: l’area dov’è stato individuato il blocco di granito (Crediti: Nasa/Nature/Robert Lea)