Pioggia, mari e superfici composte da metano ed etano, sono tra le principali caratteristiche della più grande luna di Saturno, Titano. Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona ha recentemente scoperto una lunga porzione di ghiaccio, dalla forma simile a quella di un corridoio, che ricopre più o meno la metà della luna. La scoperta, è avvenuta mentre il team stava cercando di individuare la fonte del metano liquido che compone i mari e i laghi di Titano. Le molecole di metano che si trovano nell’atmosfera di Titano, vengono continuamente distrutte dalla luce solare. Questo processo porta alla formazione di una foschia che va a depositarsi in superficie e si accumula in sedimenti organici: in questo modo, il metano presente nell’atmosfera, si esaurisce rapidamente. Una delle teorie più diffuse sull’origine del metano, ipotizza che quest’ultimo possa provenire da serbatoi situati nel sottosuolo che lo scaricano nell’atmosfera. Studi precedenti, hanno indicato la presenza di una singolare regione denominata Sotra, una formazione criovulcanica. Gli scienziati dell’Università dell’Arizona hanno analizzato la composizione della superficie di Titano con l’intenzione di scovare altri criovulcani con caratteristiche simili a Sotra.
Dopo aver analizzato la metà della superficie della luna, non hanno trovato altri candidati e Sotra rimane quello con le caratteristiche più interessanti per la notevole presenza di ghiaccio. Durante le analisi della superficie, gli scienziati si sono imbattuti in una formazione di ghiaccio inaspettata che avvolge circa il 40 percento della circonferenza di Titano. Questa formazione, ha stupito i ricercatori dato che non è correlata con nessuna delle caratteristiche di superficie o con le misurazioni del sottosuolo. Gli studi realizzati in precedenza, mostrano che Titano non è vulcanicamente attivo al momento e questa formazione è probabilmente una traccia lasciata da passate attività. Le analisi effettuate dal team, indicano la presenza di diversi materiali organici in alcune regioni.
Questi depositi superficiali sono di grande interesse scientifico dato che le simulazioni in laboratorio dell’atmosfera di Titano hanno prodotto composti biologicamente interessanti, come gli amminoacidi. Il team ha utilizzato i dati forniti dallo spettrometro visibile e infrarosso a bordo della sonda Cassini, per individuare le tracce di sedimenti organici provenienti dalla foschia atmosferica. I risultati ottenuti, combaciano con quelli delle ricerche precedenti che si sono servite dei dati della sonda Huygens, atterrata su Titano nel 2005. «Titano e la Terra hanno seguito diversi percorsi evolutivi – conclude Caitlin Griffith, autrice principale dello studio – ed entrambi hanno superfici uniche e ricche di sostanze organiche. In futuro avremo a disposizioni strumentazioni sempre più precise che ci diranno se questi due mondi sono un’eccezione o sono due tra i tanti ricchi di composti organici».