Dopo 15 anni di onorato servizio, il rover della Nasa Opportunity ha raggiunto il suo gemello Spirit nel letargo marziano. Le comunicazioni si erano interrotte dal 10 giugno a causa di una potente tempesta di sabbia abbattutasi sul pianeta rosso, e dopo vari tentativi di riprendere i contatti la Nasa ha dichiarato la missione ufficialmente conclusa il 13 febbraio. Oppy ci lascia però la ricchissima eredità di quella che è stata la più longeva tra tutte le missioni marziane, e i suoi dati – insieme a quelli raccolti dal rover gemello Spirit – terranno gli scienziati impegnati ancora per molto tempo.
“Opportunity e Spirit – commenta Raffaele Mugnuolo dell’Agenzia spaziale italiana – sono due rover gemelli chiamati Mars Exploration Rover lanciati nel 2004. Sono arrivati su Marte nel gennaio 2005 in due zone molto diverse della superficie marziana, con lo scopo principale di seguire follow the water: quindi cercare le evidenze sulla superficie marziana di un passato ricco di acqua in forma liquida. Uno dei risultati più grandi di Opportunity è stato proprio quello di trovare l’ematite che, secondo i geologi, sulla terra si forma in presenza di acqua.”
Ma oltre agli indubbi risultati scientifici, l’impresa di Spirit e Opportunity porta con sé anche una questione fondamentale legata alla progettazione delle missioni: la durata. Oppy, ad esempio, ha superato la sua aspettativa di vita di oltre 60 volte.
“Queste due missioni – spiega Mugnuolo – inizialmente erano state programmate per un funzionamento di solamente 3 mesi, ovvero 90 giorni marziani. In realtà, come abbiamo potuto vedere, sono andate ben oltre la durata nominale, il che conferma che i margini di sicurezza sul funzionamento che l’ingegneria ci impone non solo ci fanno avere dei sistemi capaci di durare il tempo previsto, ma anche di andare oltre, come in questo caso. Un risultato straordinario.”
Prima della tempesta marziana non c’era nessun segnale di degrado delle performance di Opportunity, quindi probabilmente senza questo potente evento atmosferico il rover oggi sarebbe ancora funzionante. Più sfortunato è stato Spirit: il gemello di Oppy è atterrato in una zona di Marte più insidiosa per quanto riguarda la mobilità sulla superficie, e nel 2009 si è insabbiato diventando così una stazione fissa. Per un anno circa il rover ha resistito, ma poi i suoi pannelli solari in posizione statica non erano più in grado di accumulare energia sufficiente e nel 2010 si sono persi i contatti. Anche Spirit comunque ha avuto una durata complessiva ben superiore alle aspettative, 5 anni contro i 3 mesi previsti. Un fatto inaspettato per gli ingegneri di missione?
“Totalmente inaspettato direi di no – rispinde Mugnuolo. – In fase di progettazione, il limite che noi mettiamo alla durata di una missione è il limite minimo per cui la missione abbia un senso e riesca a raggiungere gli obiettivi scientifici. L’ingegneria sa che quasi sicuramente, se non ci sono eventi esterni che vanno a disturbare il corso della missione, la durata sarà superiore. In tutta la fase di progettazione si applica sempre un fattore di sicurezza che è almeno 1,5: la missione dura almeno una volta e mezzo il tempo nominale. Le missioni che riguardano Marte in realtà sono tutti tasselli di un unico piano di esplorazione iniziato parecchi decenni fa, che ha come obiettivo finale lo sbarco dell’uomo sul pianeta rosso.”
Spirit e Opportunity sono ad oggi i due veicoli che hanno percorso più chilometri sulla superficie marziana, e Oppy in particolare detiene il record assoluto con circa 45 chilometri. La sua eredità verrà raccolta dalle future missioni sul mondo rosso, in vista dell’esplorazione umana di Marte.