Da Oriente o Occidente l’esplorazione degli asteroidi è un tema di primo piano per le agenzie spaziali. Questi misteriosi oggetti celesti sono la popolazione più numerosa del Sistema Solare e lo studio della loro composizione può dirci molto molto sul nostro passato. Per questo motivo due missioni Hayabusa2 della Jaxa e Osiris Rex della Nasa hanno lasciato la terra rispettivamente alla volta di Ryugu e Bennu due fossili del Sistema Solare. Osiris Rex e Hayabusa2 sono due missioni strutturalmente diverse ma legate da un compito comune: riportare sulla Terra campioni di materiale proveniente dalla superficie di un asteroide. Questo primato è stato conquistato dal Giappone con la prima delle due sonde Hayabusa lanciata nel 2003 alla scoperta dell’asteroide Itokawa. Nel 2014, il Giappone ha tentato di nuovo l’impresa con Hayabusa 2 che ha puntato a Ryogu, un asteroide di tipo C di forma quasi sferica di circa 900 metri. A bordo, quattro compagni di viaggio, tre rover, i Minerva dotati di una mobilità particolare che gli permette di muoversi a saltelli e un lander, Mascot. Gli obiettivi della missione prevedono l’entrata in orbita, l’analisi della superficie di Ryugu in remote sensing, la realizzazione di misure in situ grazie ai tre rover, il prelievo di campioni dalla superficie e il ritorno sulla Terra.
Hayabusa 2 ha raggiunto Ryugu nel giugno 2019 e ha rilasciato due rover sulla superficie nel mese di settembre. A ottobre, è stata la volta del rilascio di Mascot, che ha completato la discesa in sei minuti per poi rimbalzare sulla superficie ben otto volte, grazie alla bassissima gravità di Ryugu, riuscendo a fermarsi solo dopo mezz’ora. Mascot ha fornito una prima panoramica dell’asteroide, svelando un mondo totalmente roccioso, quasi del tutto privo di polveri in superficie. A seguito dei dati inviati dai tre veicoli la Jaxa ha deciso di provare ad effettuare il primo touchdown con campionamento intorno alla seconda metà di febbraio. La seconda fase di raccolta è prevista in primavera mentre il ritorno verso casa avverrà tra novembre e dicembre di quest’anno, con arrivo nel 2020. Le agenzie spaziali occidentali hanno raccolto la sfida giapponese, tanto che la Nasa nel 2016 ha dato il via alla missione Osiris Rex. La sonda è dedicata allo studio di Bennu, un asteroide carbonaceo di tipo B che non ha subito molti cambiamenti geologici dopo la sua formazione.
Osiris Rex in orbita attorno a Bennu da dicembre recupererà un campione di regolite carbonacea per ricostruirne la storia e la distribuzione per poi dirigersi di nuovo verso la Terra con a bordo il suo prezioso carico, nel 2023. L’esplorazione degli asteroidi non ha solo un grande valore scientifico: molte agenzie spaziali sono interessate allo sviluppo di missioni in grado di proteggere la Terra da un possibile impatto con questi oggetti, ne è un esempio l’Esa, con il programma Space Safety e la missione Dart (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa. «L’Agenzia Spaziale Italiana partecipa alla missione Dart con Licia Cube – commenta Ettore Perozzi dell’Asi Space Situational Awareness – un piccolo satellite che si separerà poco prima dell’impatto per riprenderlo in diretta». L’ultima frontiera dell’esplorazione degli asteroidi è rappresentata dallo sfruttamento minerario, un programma ambizioso e costoso che necessita uno sforzo congiunto tra agenzie spaziali e privati.