di Davide Patitucci

Il cielo è sempre più affollato di nuovi mondi. Spesso si tratta di pianeti infuocati, giganti e inospitali. Come Giove. Gli scienziati li chiamano gioviani caldi. Una sessantina di nuovi candidati tra questi giganti gassosi sono stati individuati da un team di astronomi e planetologi della Yale university.

L’annuncio è stato dato alla Kepler science conference presso il Nasa ames research center, in California. I dettagli dello studio, in corso di pubblicazione su the Astronomical journal, sono illustrati nell’archivio on line arXiv.org.

Questi pianeti giganti gassosi si trovano, in genere, così vicini alle proprie stelle madri da completare un’orbita in appena una settimana. E questo spiega la loro elevata temperatura. Come un barbecue cosmico.
Gli studiosi Usa hanno individuato i 60 possibili nuovi pianeti attraverso degli algoritmi di “machine learning”, che analizzano la riflessione della luce proveniente dalle stelle madri, dovuta alla presenza di possibili pianeti in un’orbita ravvicinata.

Gli autori hanno scandagliato, nei dati raccolti in quattro anni dal telescopio Kepler, la luce proveniente da 140 mila stelle. I dati si basano sull’analisi del transito dei pianeti davanti alla propria stella madre, sulla quale provocano brevi eclissi, percepite come una diminuzione di luminosità dai sensibili occhi di Kepler. “Abbiamo realizzato una possibile foto di classe dei pianeti extrasolari”, spiega Greg Laughlin, uno dei coordinatori della ricerca.

Secondo gli studiosi americani, questi dati, se confermati da future osservazioni dirette, potranno fornire anche preziose indicazioni sull’eventuale presenza di atmosfere su questi pianeti. Ad esempio sulla copertura nuvolosa, sui venti e sulla composizione stessa dell’atmosfera. Informazioni importanti nella caccia a potenziali mondi abitabili.
La conferma dell’esistenza di questi nuovi mondi potrebbe arrivare già entro la fine del 2017, quando sul Discovery Channel Telescope, in Arizona, verrà installato un nuovo strumento, realizzato dagli stessi studiosi di Yale.