di Davide Patitucci

Il Sole cambia sempre volto, è in continuo divenire. Lo dimostra la mutevole attività della sua superficie, con una forte influenza sulla Terra. La missione della Nasa Solar dynamics observatory (Sdo) studia dal 2010 questi mutamenti, con particolare riferimento alla corona solare. Si tratta della parte più esterna dell’atmosfera del Sole, che si estende per milioni di chilometri ed è visibile, assieme alla cromosfera, durante le eclissi solari totali.

Un team di studiosi Nasa, coordinati da Huw Morgan, ha analizzato l’attività della corona solare sotto la lente di Sdo, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017. I risultati sono in corso di pubblicazione su Science advances. Gli astronomi si sono, in particolare, concentrati sulle immagini di Sdo nell’ultravioletto estremo. Immagini (come quella a fianco) in cui sono rappresentati i due volti estremi della corona che fluttua. A sinistra il lato più tranquillo, sul finire dell’ultima fase di minimo nell’attività solare, nel maggio 2010. A destra, invece, il volto più scoppiettante, durante l’attuale fase di massimo. L’attività solare è, infatti, ciclica, e alterna fasi di stanca ad altre di intenso fervore in media ogni 11 anni. Un indicatore dell’attività della nostra stella è il numero di macchie solari, regioni della superficie con una temperatura più bassa, che compaiono in maniera ciclica e più o meno intensa sulla superficie solare. Quando il numero di queste macchie è più elevato, allora l’attività è più frenetica, ed è accompagnata da una maggiore emissione di energia nello spazio circostante.

Dall’analisi delle immagini gli scienziati della Nasa hanno osservato che l’emissione nell’ultravioletto estremo caratterizza, in particolare, le fasi di stanca nell’attività coronale, e che le macchie solari da sole non permettono di predire le fluttuazioni di questa emissione nell’ultravioletto. Secondo i ricercatori della Nasa, lo studio della corona solare è fondamentale per la comprensione del motore interno che guida l’attività solare.
Gli scatti del Sole sono realizzati con l’Atmospheric imaging assembly (Aia), uno degli strumenti a bordo di Sdo. Un sofisticato occhio capace d’immortalare l’atmosfera solare a diverse lunghezze d’onda (come mostrano, ad esempio, i colori blu, rosso e verde nella foto), per aiutare gli scienziati a collegare i cambiamenti nella sua superficie a quelli delle sue regioni interne.