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Un mondo ghiacciato, distante e sinora poco esplorato, che torna alla ribalta per una nuova immagine realizzata dal telescopio Webb: si tratta di Nettuno, l’ottavo pianeta del Sistema Solare, che sinora è stato ‘visitato’ solo dalla sonda Voyager 2 della Nasa nel 1989. La sensibilità del telescopio Nasa-Esa-Csa ha permesso di confermare – per la prima volta – la presenza di aurore sul pianeta; i risultati delle osservazioni sono stati illustrati in un nuovo studio di Nature Astronomy, svolto da un team internazionale e coordinato dall’Università della Northumbria.

In passato erano state individuate tracce di aurore sul colosso ghiacciato, ad esempio nelle immagini realizzate dalla Voyager 2; tuttavia, il fenomeno è rimasto a lungo sfuggente e solo la sensibilità dello ‘sguardo’ del Webb ha permesso di confermarlo. Il telescopio ha raccolto i dati nel giugno 2023 con lo strumento NirSpec (Near InfraRed Spectrograph). Gli scienziati hanno acquisito sia l’immagine del pianeta, sia uno spettro per caratterizzare la composizione e misurare la temperatura della sua ionosfera; per la prima volta, è stata riscontrata una rilevante emissione del catione idrogenonio (H3+), che si può formare appunto nelle aurore.

Il catione H3+ è un indicatore significativo di questo fenomeno ed è stato individuato sugli altri pianeti del Sistema Solare esterno: il team della ricerca aveva ipotizzato di trovarlo anche su Nettuno e per anni lo aveva tenuto sotto controllo con vari telescopi di terra, ma la conferma è arrivata solo grazie al Webb. Le aurore di Nettuno si presentano in maniera differente rispetto a quelle della Terra: non sono localizzate ai poli, ma a medie latitudini. Questa caratteristica è connessa alla singolare natura del campo magnetico del pianeta, inclinato di 47 gradi rispetto all’asse di rotazione.

Inoltre, sempre grazie al Webb, il team ha misurato la temperatura dell’alta atmosfera del pianeta, riscontrando un raffreddamento – nell’ordine di centinaia di gradi – rispetto ai valori registrati nel 1989. Il calo della temperatura, molto probabilmente, ha reso le aurore di Nettuno molto più deboli e quindi pressoché inosservabili per lungo tempo. A valle di questi risultati di rilievo, gli astronomi sperano poter condurre ulteriori studi su Nettuno con il telescopio Webb, in modo da poter monitorare il comportamento del suo campo magnetico durante un intero ciclo solare.

In alto: a sinistra un’immagine di Nettuno realizzata con i dati Hubble – a destra un’immagine del pianeta realizzata combinando i dati di Hubble e Webb, dove le macchie in turchese indicano le aurore [Crediti: Nasa, Esa, Csa, STScI, Heidi Hammel (Aura), Henrik Melin (Northumbria University), Leigh Fletcher (University of Leicester), Stefanie Milam (Nasa-Gsfc)]