Una nuova impresa statunitense, Max Space, si è data come obiettivo lo sviluppo di moduli gonfiabili per future stazioni spaziali con l’intenzione di ridurre costi e volumi in vista di un futuro nello spazio in cui vivere e lavorare.
L’idea di costruire ambienti adattabili ed espandibili, che permetterebbero lo svolgimento di nuove attività sui laboratori orbitanti, è nata da Aaron Kemmer, cofondatore di Max Space, grazie alla sua esperienza presso una società che produce stampanti 3D utilizzate sulla Stazione Spaziale. Secondo Kemmer la parte più difficile non è tanto far funzionare oggetti nello spazio, quanto farlo in un volume limitato.
Il concetto di moduli espandibili non è nuovo. Dal 2016 sulla Stazione Spaziale è presente il Bigelow Expandable Activity Module (Beam), un programma sperimentale che ha proprio lo scopo di testare questa tecnologia. Max Space sta comunque adottando un tessuto diverso rispetto ai sistemi precedenti, con tecnologia ad altissime prestazioni che garantisca al modulo più elasticità e quindi estensione.
L’obiettivo finale dell’azienda sarà lanciare “a buon mercato” un modulo che al dispiegamento sia grande quanto la stazione spaziale. Intanto il primo passo è creare moduli di stoccaggio.
Il primo test sarà lanciato nel 2025. Si tratta del Max Space 20, compattato in 2 metri cubi per il lancio, ma che al dispiegamento raggiungerà i 20 metri cubi, il più grande modulo espandibile mai lanciato nello spazio.
Crediti video: Max Space