La formazione del nostro sistema solare sarebbe stata innescata da un’onda d’urto generata dall’esplosione di una supernova. Secondo questa teoria, tra le più accreditate sull’origine del nostro sistema planetario, l’onda avrebbe iniettato del materiale della stella esplosa in una vicina nube di polvere e gas, facendola collassare su se stessa per poi formare il Sole e i pianeti circostanti. Oggi, un nuovo lavoro del Carnegie Institution for Science pubblicato sull’Astrophysical Journal offre nuove prove a sostegno di questa ipotesi, realizzando dei modelli che descrivono ciò che sarebbe accaduto dopo il collasso iniziale della nube e nelle fasi intermedie della formazione della nostra stella.

Per testare la validità delle teorie sulla formazione del sistema solare, gli studiosi si servono spesso della chimica dei meteoriti, in quanto questi oggetti conservano traccia degli elementi, isotopi e composti, presenti già nelle primissime fasi del processo. In particolare, le condriti carbonacee, possono contenere alcuni tra gli elementi più antichi esistenti, come gli isotopi radioattivi a vita breve.

Alcuni isotopi risalenti alla formazione del sistema solare, sono di tipo radioattivo e hanno tassi di decadimento che ne hanno causato l’estinzione in decine di centinaia di milioni di anni. Il fatto che questi isotopi continuassero ad esistere quando si formavano le condriti è dimostrato dalle abbondanze dei loro prodotti di decadimento stabile – chiamati anche isotopi figli – che si trovano in alcune condriti primitive. Misurare la quantità di questi ‘isotopi figli’ può dire agli scienziati quando, e forse come, le conditi si sono formate.

La ricerca ha preso in esame il ferro-60, un isotopo radioattivo di breve durata che decade in nickel-60 e che si genera quando si verificano un numero cospicuo di reazioni nucleari all’interno di alcuni tipi di stelle, incluse le supernove.

La quantità di nichel-60 trovata nei campioni di meteoriti – in particolare rispetto alla quantità di ferro-56, un isotopo “normale” cioè stabile – mostra che la quantità di ferro-60 presente all’origine del sistema solare è coerente i processi legati all’esplosione di una supernova.

Sebbene il team non abbia trovato la ‘pistola fumante’, «i risultati – spiega Alan Boss autore principale dello studio – indicano che l’onda d’urto di una supernova resta l’origine più plausibile per spiegare gli isotopi radioattivi a breve durata presenti nel nostro sistema solare».