L’identificazione delle specie microbiche in tempo reale sulla Iss, senza l’invio dei campioni a terra, è ora una realtà grazie alla buona riuscita dell’esperimento Genes in Space-3. Il team di ricerca ha completato, per la prima volta, il primo processo da sequenza a sequenza interamente a bordo della Stazione Spaziale. Queste ricerche sono di particolare rilevanza per la microbiologia, dato che l’avanzamento delle conoscenze potrebbe migliorare la qualità delle diagnosi, dando la possibilità di curare i disturbi fisici degli astronauti in tempo reale. Il fine ultimo di Genes in Space-3 è di verificare se la Polymerase Chain Reaction (Pcr) – un metodo di biologia molecolare, utile per amplificare e creare copie multiple di Dna – potrà essere utilizzata per studiare le alterazioni del Dna a bordo della Stazione. Sappiamo già che le lunghe permanenze nello spazio provocano alterazioni nel Dna e indeboliscono il sistema immunitario degli astronauti: comprendere il legame tra questi due processi è vitale per mantenere in buona salute l’equipaggio, in vista delle missioni di lungo periodo del futuro. I test che hanno interessato Genes in Space-3, sviluppato in partnership dalla Nasa e da Boeing, sono stati suddivisi in due parti.

La prima ha riguardato la la raccolta dei campioni microbici e l’amplificazione mediante la  Polymerase Chain Reaction, mentre la seconda si è occupata del sequenziamento e dell’identificazione dei microbi. L’astronauta Nasa Peggy Whitson ha condotto in prima persona l’esperimento a bordo dell’avamposto spaziale, seguita  dai microbiologi della Nasa e dalla responsabile del progetto Sarah Wallace che la guidavano dal centro di controllo di Houston. Grazie a Genes in Space-3, la Pcr è stata utilizzata per la prima volta nello spazio consentendo l’amplificazione del Dna grazie al termociclatore miniPcr, seguito poco dopo dal Biomolecule Sequencer, che utilizzava il dispositivo Minion per sequenziare il Dna. Genes in Space-3 ha unito queste due singole indagini per creare un processo completo di identificazione microbica in microgravità.

Una volta completati i test sulla Iss, i campioni ottenuti sono tornati sulla Terra a bordo della capsula Soyuz. Una volta giunti in laboratorio sono stati sottoposti a test biochimici e di sequenziamento e i risultati hanno confermato l’accuratezza delle rilevazioni effettuate sulla Iss. Nel frattempo, l’equipaggio della Iss è tornato al completo: ieri, dopo due giorni di viaggio, la Soyuz Ms-07 con a bordo l’Expedion 54 composta dal cosmonauta russo Anton Shkaplerov, dall’astronauta americano della Nasa, Scott Tingle  e da quello della Jaxa Norishige Kanai ha raggiunto la Stazione Spaziale. I tre trascorreranno sei mesi nello spazio conducendo circa 250 esperimenti in vari settori, dalla biologia allo sviluppo tecnologico.