«Riporteremo gli astronauti americani sulla Luna, non solo per lasciare impronte e bandiere, ma per costruire le fondamenta di ciò di cui abbiamo bisogno per mandare gli americani su Marte e oltre. La Luna sarà un trampolino, una ‘palestra’, un luogo per rafforzare le nostre partnership commerciali e internazionali, mentre si ridefinisce il programma spaziale dell’America verso l’esplorazione spaziale umana». Così, secondo quanto riportato dal sito Spacenews, ha parlato il 5 ottobre scorso il vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, durante la prima seduta del neo-ricostituito National Space Council, guidato dallo stesso Pence.
L’organismo, che fa capo agli Uffici esecutivi del Presidente degli Stati Uniti, istituito nel 1989 da George Bush padre e poi soppresso, è stato reintrodotto dall’amministrazione Trump con la funzione di pianificare le politiche spaziali statunitensi. Politiche che, stando a quanto è emerso dal primo meeting, vedono la riconquista umana della Luna tra le priorità a breve termine. Sembrerebbe che lo Space Council e la Luna (ricorderete certamente Constellation) stanno ai repubblicani come Marte, meta auspicata da Obama, sta ai democratici.
Ad ogni modo, la fonte è certamente autorevole, le indicazioni forti e a doverle recepire sarà soprattutto la Nasa a cui Pence si è rivolto direttamente nella persona dell’amministratore Robert Lightfoot, rappresentante dell’agenzia nello Space Council, chiedendogli esplicitamente uno sforzo congiunto con l’Ufficio di gestione e bilancio per presentare un piano che includa il ritorno umano alla Luna attraverso missioni di esplorazione di lunga durata, seguite da voli per Marte e altre destinazioni. Piano che Pence ha dichiarato di voler porre sulla scrivania di Trump entro 45 giorni. Destinazione Luna, dunque, e con l’acceleratore schiacciato.
Quanto affermato da Pence segue di pochi giorni le dichiarazioni del numero uno di Roscosmos, Igor Komarov, che allo Iac 2017 di Adelaide ha presentato il nuovo programma di esplorazione della Luna. Programma che gli States e la Russia sembravano poter perseguire insieme nell’ambito di una cooperazione (accennata ad Adelaide ma non formalizzata), i primi più interessati alla prima fase, quella cislunare, i secondi alla conquista del suolo della Luna per la costruzione di un avamposto, strada potenzialmente percorribile a fianco dell’Esa di Ian Woerner, primo sostenitore del progetto Moon Village. Ora le carte in tavola potrebbero cambiare e il ritorno umano al nostro satellite pare essere, di nuovo, il primo obiettivo di tutti. Vedremo se sarà effettivamente così, e se, come si auspica, sulla Luna stavolta si andrà insieme, Italia inclusa, che potrebbe dare il suo contributo in particolare nel fornire i moduli abitativi.
L’industria Usa dal canto suo ha accolto con favore le parole Pence: «Grazie al sostegno finanziario e morale di questa amministrazione, gli astronauti degli Stati Uniti potranno svolgere diversi viaggi cislunari durante i prossimi cinque anni», è il commento di Dave Thompson, presidente di Orbital ATK, il quale grazie alla spinta del Consiglio auspica evidentemente di accelerare l’attuale timeline di SLS/Orion il cui volo inaugurale è attualmente programmato non prima del 2021.