La Super-Terra ghiacciata in orbita attorno alla stella di Barnard a soli 6 anni luce da noi torna a far parlare di sé. Scoperto lo scorso novembre dal Carnegie Institution for Science, il pianeta GJ 699 B – o più semplicemente Barnard b – ha attirato l’attenzione degli astronomi prima di tutto per la sua massa, pari a 3,2 quella terrestre: un dato che ha fatto classificare l’esopianeta come Super-Earth, categoria di mondi a metà tra i giganti gassosi di massa simile a Urano e Nettuno e i pianeti rocciosi simili alla nostra Terra.

I primi dati su questa Super-Terra hanno mostrato che la stella di Barnard le fornisce soltanto il 2% dell’energia che noi riceviamo dal Sole, il che ha fatto pensare che si trattasse di un mondo ghiacciato e probabilmente inadatto a ospitare la vita. Una teoria che però potrebbe essere ribaltata da una nuova ricerca condotta dall’Università di Villanova americana, presentata al 223° incontro dell’American Astronomy Society a Seattle.

Secondo i ricercatori il pianeta in orbita attorno alla stella di Barnard, nonostante le sue rigidissime temperature che sfiorano i -170° C, potrebbe comunque essere in grado di ospitare forme primitive di vita. A una sola condizione: che l’esopianeta sia dotato di un grande cuore di ferro o di nichel. I dati presentati a Seattle, basati sull’analisi di 15 anni di fotometria della stella di Barnard, sarebbero compatibili con la presenza di questo nucleo metallico, che potrebbe sostenere su GJ 699 B un’attività geotermica sufficiente a generare forme viventi elementari.

“Il riscaldamento geotermico – commenta Scott Engle Guinan, co-autore dell’articolo – può supportare ‘zone vitali’ sotto la superficie del pianeta, in modo simile a ciò che avviene nella sottosuperficie dei laghi in Antartide.”

Nonostante Barnard b emetta una luce molto debole, gli scienziati sono fiduciosi di poter presto osservare l’esopianeta con i futuri telescopi di ultima generazione, in modo da verificare l’ipotesi dell’abitabilità. “Queste osservazioni – conclude Guinan – getteranno una nuova luce sulla natura dell’atmosfera del pianeta, sulla sua superficie e sulla potenziale capacità di ospitare la vita.”