E’ scomparso il Premio Nobel per la Fisica 2002, Riccardo Giacconi. Allievo di Giuseppe Occhialini, divenne il fondatore indiscusso dell’Astronomia a raggi X. Il suo contributo allo sviluppo dell’astrofisica che ha portato alla scoperta delle sorgenti cosmiche ai raggi X gli valse il Premio Nobel.

Secondo le fonti Riccardo Giacconi sarebbe scomparso ieri, 9 dicembre, all’età di 87 anni.

Laureato in Fisica all’Università degli studi di Milano, nel 1959 si trasferì nel Massachusetts, all’American Science and Engineering, dove cominciò lo studio della radiazione X proveniente dal cosmo. In seguito ottenne la cittadinanza americana.

Negli anni ’60 ha gettato le basi per qualunque tipo di astronomia non filtrata dall’atmosfera terrestre. Dopo la scoperta della prima sorgente cosmica a raggi X (Scorpius X-1, nel 1962) infatti, fu promotore della progettazione e del lancio, nel 1970, del primo satellite dedicato a queste lunghezze d’onda: Uhuru della Nasa.

“È con profonda tristezza – dice il Commissario dell’Asi Piero Benvenuti – che apprendo la notizia della scomparsa di Riccardo Giacconi, premio Nobel per la Fisica nel 2002. La mia vita professionale si è intrecciata più volte con quella di Riccardo, da quando, nel lontano 1973 presentando ad una Scuola di Erice i risultati pionieristici del satellite Uhuru, con il suo entusiasmo mi ispirò ad interessarmi di astrofisica spaziale. Anni più tardi, quando era Direttore dello Space Telescope Institute a Baltimora, lo rincontrai come responsabile per l’Agenzia Spaziale Europea del gruppo di supporto all’utilizzo dei dati scientifici del telescopio Hubble, operante presso l’Eso a Monaco di Baviera… e per uno strano gioco del destino, continuammo la nostra collaborazione quando venne nominato Direttore Generale dell’Eso. Devo quindi moltissimo a Riccardo Giacconi, che considero uno dei miei maestri sia in campo scientifico, ma soprattutto in campo manageriale. Ripercorro ora nella memoria, con affetto e nostalgia, le discussioni serrate ed anche accese che si concludevano però sempre con le soluzioni più opportune ai problemi. Voglio qui sottolineare l’audacia e la determinazione con la quale Giacconi reagì alla notizia, poco dopo il lancio del telescopio Hubble, che il suo specchio principale era affetto da una forte aberrazione sferica che sembrava compromettere definitivamente la qualità ottica del telescopio. Senza la sua azione decisa a trovare ad ogni costo una soluzione al problema, Hubble sarebbe stato abbandonato al fallimento. La soluzione individuata dal tiger team di esperti chiamati da Giacconi, il correttore COSTAR installato nel telescopio in occasione della prima missione di manutenzione dello Shutlle, riportò Hubble alle prestazioni previste. L’incredibile contributo che Hubble ha dato all’astronomia e all’umanità è anche frutto della sua incrollabile tenacia.
L’Agenzia Spaziale Italiana, la comunità scientifica nazionale e l’Italia tutta – conclude Benvenuti – piange in Riccardo Giacconi un fulgido esempio di uomo e di scienziato”.

“Ricordo – dice il Presidente dell’INAF Nichi D’Amico – che da studente universitario, a metà degli anni Settanta, ebbi il privilegio di seguire un corso tenuto da Bruno Rossi, già professore al MIT e fondatore negli Stati Uniti di American Science and Enginnering, che aveva accolto già da alcuni anni il Giacconi giovane pioniere, entusiasta e determinato. Ricordo l’affetto e l’ammirazione con cui Bruno Rossi descriveva il personaggio, peraltro già famoso, e quando ebbi il piacere e l’onore di conoscerlo personalmente, rimasi inevitabilmente affascinato dal suo carisma”.