Il suo nome – Asassn-18bt – ricorda una password ed è stata scoperta il 4 febbraio 2018, durante una campagna di osservazione svolta nell’ambito di una mappatura dedicata alle supernove: si tratta appunto di uno di questi oggetti celesti, colto in flagrante subito dopo l’esplosione. Nota anche come Sn 2018oh, la supernova ha destato grande interesse negli studiosi, che sperano di poter trovare nei suoi primi passi le risposte a degli interrogativi ancora aperti su una specifica categoria di queste entità, definita ‘tipo Ia’; infatti, la luce emessa da Asassn-18bt nei primi momenti dell’esplosione presenta uno schema insolito. La supernova si è rivelata una vera star, tanto che le sono stati dedicati ben tre studi su The Astrophysical Journal e The Astrophysical Journal Letters (questi i link: articolo 1, articolo 2 e articolo 3).
Secondo gli astronomi, le supernove rivestono un ruolo di grande importanza nel cosmo, sia perché risultano utili per misurare le distanze lungo l’Universo, sia perché le loro ‘fornaci’ nucleari producono la maggior parte degli elementi. Tuttavia, i meccanismi che scatenano il ‘botto’ delle Ia sono ancora di difficile interpretazione ed è quindi fondamentale poter osservare questi oggetti quando si trovano nella fase iniziale dell’esplosione. L’occasione si è presentata lo scorso febbraio, quando, nel corso della mappatura Asas-Sn (All-Sky Automated Survey for Supernovae), è stata scoperta Asassn-18bt; la campagna di osservazioni è stata condotta tramite un network di telescopi di terra coordinato dall’Università dell’Ohio, cui si è aggiunto anche il telescopio spaziale Kepler della Nasa. Data la sua specifica sensibilità alle variazioni di luminosità per la caccia agli esopianeti, Kepler ha potuto cogliere informazioni molto dettagliate sulla luce di Asassn-18bt.
Combinando i dati di tutti i telescopi, gli astronomi hanno notato che la supernova, nei suoi primi due giorni, presentava delle particolarità, vale a dire un’emissione aggiuntiva di luce. Le supernove di tipo Ia si formano dall’esplosione di stelle nane bianche, che si scatenano in questa maniera plateale quando ricevono materiale da una compagna. La natura del secondo astro e il modo in cui il materiale viene veicolato sono stati oggetto di lunghi dibattiti. Un’ipotesi precedentemente proposta per spiegare il fenomeno dell’emissione aggiuntiva di luce è la possibile collisione tra la nana bianca e la sua compagna, ma gli autori dei recenti studi, in base a modelli di laboratorio, ritengono che l’origine sia diversa: a causare il surplus di brillantezza potrebbe essere un’insolita distribuzione del materiale radioattivo nella stella esplosa. Questa proposta può corroborare una nuova teoria, formulata nell’ambito del Csp (Carnegie Supernova Project), coordinato dalla Carnegie Institution for Science: esisterebbero due popolazioni differenti di supernove Ia, di cui una caratterizzata da un’emissione precoce.