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Un folto gruppo costituito da oltre un migliaio di esemplari, intento a muoversi in maniera scoordinata attraverso la Via Lattea: sono questi i tratti principali di Ophion, una famiglia di stelle individuata nel vasto database della missione Gaia dell’Esa. Gaia, in ‘pensione’ dallo scorso 27 marzo dopo oltre 11 anni di intensa attività scientifica, ha raccolto una vasta messe di dati che offrirà nuove prospettive di ricerca anche in futuro. Una parte, infatti, dev’essere ancora pubblicata (la Data Release 4 nel 2026), mentre il catalogo finale vedrà la luce non prima del 2030.

Ophion è emersa dalla Data Release 3 di Gaia ed è al centro di uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal; l’indagine, che si basa anche su un modello informatico, è stata coordinata dalla Western Washington University. La famiglia di stelle in questione non è la prima scoperta da Gaia, ma ha delle caratteristiche che la rendono un unicum: pur essendo di vaste dimensioni, si muove in maniera casuale e in futuro si disperderà in tempi brevi rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare da un gruppo di oltre mille giovani stelle.

Il team della ricerca è riuscito a scovare Ophion con Gaia Net, un nuovo modello informatico sviluppato per esplorare i dati spettroscopici di Gaia e approfondire le caratteristiche delle stelle ‘teenager’ con massa ridotta che si trovano vicino al Sole. Successivamente, gli astronomi hanno cominciato a esplorare varie ipotesi sul comportamento bizzarro di Ophion, che potrebbe aver subito l’azione di vicini ‘ingombranti’ o di esplosioni di supernove.

L’insolito gruppo, infatti, si trova vicino ad altre massicce congreghe di stelle giovani: interazioni tra questi vicini ‘extralarge’ potrebbero aver influenzato Ophion, unitamente ad eventuali eventi energetici avvenuti al suo interno. Gli scienziati hanno notato anche segni di antiche esplosioni stellari: queste supernove potrebbero aver spazzato via del materiale da Ophion e poi aver impresso ai suoi astri un movimento più veloce e irregolare rispetto al passato.

Gaia ha visto una significativa partecipazione del nostro paese grazie all’Agenzia Spaziale Italiana e all’Istituto Nazionale di Astrofisica: l’Italia vi ha partecipato con una quota di circa il 20% facendone la nazione che, con la Francia, ha contribuito maggiormente all’impresa. In particolare, l’Asi ha co-finanziato, insieme ad Inaf, le attività del Consorzio Scientifico degli scienziati italiani che partecipano al Gaia Dpac (Data Processing and Analysis Consortium); si tratta del consorzio che – costituito da circa 450 tra ricercatori e tecnologi e finanziato in gran parte dalle maggiori agenzie spaziali ed istituti di ricerca europei – ha la piena responsabilità della riduzione dei dati della missione.

 

In alto: rendering del satellite Gaia (Crediti: Esa – D. Ducros)