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La missione Punch della Nasa ha ufficialmente ‘spalancato gli occhi’, dopo aver completato con successo la fase di messa in funzione dei suoi quattro minisatelliti. Lanciata lo scorso 11 marzo insieme alla missione Spherex a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX, Punch ha aperto le porte dei propri strumenti per catturare le prime immagini della corona solare e dello spazio circostante. Si tratta del primo passo concreto per scoprire i meccanismi con cui l’atmosfera solare si sviluppa e si propaga nel Sistema Solare.

Il 14 aprile, il Narrow Field Imager (Nfi), dedicato all’osservazione ravvicinata della corona, e uno dei tre Wide Field Imagers (Wfi), progettati per un campo visivo più ampio, hanno iniziato le prime osservazioni. Due giorni dopo, anche i restanti Wfi hanno iniziato ad acquisire immagini. Il debutto visivo del Nfi ha offerto una visione centrata sul Sole, adornata da campi stellari, filtrati per mettere in evidenza la luce zodiacale: una tenue luminescenza causata da polveri interplanetarie. Durante la fase di calibrazione, il team lavorerà per eliminare quasi totalmente la luce proveniente dalla corona e la luce di fondo proveniente dai campi stellari, così da evidenziare il flusso del vento solare diretto verso la Terra, mostrando chiaramente i filamenti di materiale che si propagano nello spazio. Questi primi risultati confermano che le telecamere a bordo dei quattro satelliti di Punch sono perfettamente a fuoco e funzionano come previsto.

L’immagine acquisita dal Wide Field Imager dimostra che la fotocamera è perfettamente a fuoco. Il tenue bagliore è la luce zodiacale, composta da microscopiche particelle di polvere in orbita attorno al Sole. Crediti: Nasa/SwRI.

Il cuore della missione è capire come la massa e l’energia provenienti dalla corona si trasformino nel vento solare, un flusso costante di particelle cariche che il Sole emette in ogni direzione. Per farlo, Punch effettuerà osservazioni tridimensionali e su scala globale, monitorando anche la formazione e l’evoluzione di eventi meteorologici spaziali come le espulsioni di massa coronale.

La missione opera in orbita terrestre bassa con i suoi quattro minisatelliti che lavorano in sinergia come un unico strumento virtuale. Tre di essi effettueranno osservazioni ad ampio campo visivo, mentre il quarto utilizzerà un coronografo per oscurare il disco solare e osservare in dettaglio la corona. Una volta completata la fase di allineamento e calibrazione, le immagini provenienti dai quattro strumenti saranno combinate per restituire una visione senza precedenti del viaggio della corona e del vento solare fino alla Terra.