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La missione Gaia ci ha regalato l’immagine di un enorme esopianeta e di una nana bruna.

È la prima volta che un oggetto celeste viene scoperto in questa modalità, ovvero grazie alla capacità del telescopio di percepire l’oscillazione del pianeta sulla stella.

Il programma scientifico dell’Esa, cui anche l’Asi dà il suo contributo, ha lo scopo di ottenere una mappa tridimensionale della nostra galassia, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione.

Uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal utilizza i dati raccolti dalla sonda Gaia per confermare l’esistenza dei due misteriosi corpi celesti. Gaia-4b è un esopianeta, un “super-Giove”, mentre Gaia-5b è una nana bruna. Questi oggetti massicci sono inaspettatamente in orbita attorno a stelle di bassa massa.

La loro scoperta sfida le attuali teorie sulla formazione dei pianeti e la missione in corso fornirà ulteriori dati preziosi per aiutarci a comprendere questi intriganti oggetti.

«Gaia-4b è circa dodici volte più massiccio di Giove. Con un periodo orbitale di 570 giorni, è un pianeta gigante gassoso “Relativamente freddo” – spiega il primo autore dello studio Guðmundur Stefánsson dell’Università di Amsterdam – Con una massa di circa 21 volte Giove invece Gaia-5b è una nana bruna, più massiccia di un pianeta, ma troppo leggera per sostenere la fusione nucleare e diventare una stella»

Dal suo lancio nel 2013, Gaia ha costruito la più grande e precisa mappa tridimensionale della nostra galassia. Ruotando lentamente, ha scrutato il cielo con due telescopi ottici, individuando ripetutamente le posizioni di due miliardi di oggetti con una precisione senza precedenti, fino al termine delle osservazioni scientifiche del 15 gennaio 2025. Si prevede che migliaia di nuovi oggetti saranno scoperti grazie ai suoi dati.

Considerato il ruolo dell’Agenzia Spaziale Italiana alla missione Gaia, abbiamo chiesto a Cristina Leto della Direzione Scienza e Innovazione, di commentare questa interessante scoperta:

«La Gaia Data Release 3 (Dr3), pubblicata nel giugno 2022, contiene oltre alle posizioni, distanze e moti per quasi due miliardi di stelle anche cataloghi di sorgenti specifiche quali le “Non- single star” (Nss), fonti irrisolte il cui movimento astrometrico osservato è coerente con un’orbita kepleriana. Il team Gaia ha esaminato attentamente questi sistemi e li ha designati come “Gaia AStrometric Objects of Interest” (Asoi) candidati particolarmente promettenti per compagni substellari. La sonda ha, infatti, la capacità di rivelare i piccoli moti relativi delle coppie di corpi celesti che orbitano uno attorno all’altro sfruttando un lasso di tempo più lungo di osservazioni. Gli oggetti più massicci orbitanti attorno a stelle di piccola massa causano un’oscillazione maggiore e lo studio di questi piccoli spostamenti completa gli altri metodi per il rilevamento di esopianeti utilizzati da altre missioni scientifiche spaziali, come il metodo dei transiti. Questa importante scoperta conferma come l’utilizzo delle misure astrometriche e fotometriche di Gaia di una precisione senza precedenti, unito con i dati sulla velocità radiale (Rv), come in questo caso, sia importante per il rilevamento di esopianeti e ci aspettiamo che nelle prossime Release di Gaia aumenterà anche il numero di esopianeti rivelati».

Nell’immagine in alto una rappresentazione artistica di Gaia-4b. (Crediti: Esa)