Lo scorso 6 agosto, dallo spazioporto di Taiyuan, China Aerospace Science and Technology Corporation ha lanciato i primi 18 satelliti della costellazione cinese Qianfan, progettata per fornire servizi di banda larga. Una volta completata, Qianfan conterà circa 14.000 satelliti per le comunicazioni in orbita terrestre bassa. Recenti osservazioni hanno però rivelato che questi satelliti risultano significativamente più luminosi rispetto a quelli di sistemi occidentali, come Starlink, suscitando preoccupazioni tra gli astronomi.
Un nuovo studio, suggerisce che la loro luminosità varia da magnitudine 8, quando sono bassi nel cielo, fino a magnitudine 4, quando si trovano allo zenit. Ciò li rende visibili a occhio nudo, superando il limite di magnitudine 7, la soglia raccomandata per evitare interferenze con gli osservatori a terra. In altre parole, a meno che la loro luminosità non venga ridotta, questi satelliti avranno un impatto notevole sulle osservazioni astronomiche.
La ricerca, condotta da un gruppo di astronomi – alcuni dei quali affiliati al Centre for the protection of the dark and quiet sky from satellite constellation interference (Cps) dell’Unione astronomica internazionale – ha come obiettivo principale stimolare modifiche nel design dei futuri satelliti Qianfan. Sotto esame, la variazione della luminosità in funzione dell’altitudine e il design di Qianfan, che si adatta bene a un modello con una grande antenna a pannello piatto rivolta verso la Terra e un array solare puntato in direzione opposta, in linea con le limitate informazioni pubbliche disponibili sul progetto. Dall’analisi pare però che, a differenza di SpaceX che ha implementato misure per ridurre la luminosità dei satelliti Starlink, come l’uso di specchi per riflettere la luce lontano dalla Terra, i satelliti Qianfan non abbiano adottato simili accorgimenti.
«L’umanità si sta chiaramente avvicinando a un punto di svolta in cui dobbiamo agire per preservare il nostro cielo come finestra per esplorare l’universo dalla Terra. Le aziende satellitari non sono interessate a produrre intenzionalmente queste radiazioni, quindi minimizzarle dovrebbe essere una priorità anche nelle loro politiche spaziali sostenibili», ha detto Federico Di Vruno, co-direttore del Cps. «Starlink non è l’unico grande attore in orbita bassa, ma ha l’opportunità di stabilire uno standard in questo campo».
In apertura: Un razzo Long March 6A decolla dallo spazioporto di Taiyuan il 6 agosto 2024, trasportando i primi 18 satelliti Qianfan. Crediti: Ourspace