La Dark Energy Camera, installata sul telescopio di 4 metri Victor Blanco, in Cile, ha catturato l’immagine più dettagliata della Nebulosa Rosetta, e dell’ammasso stellare che alimenta il suo bagliore.
Si presenta come una gigantesca corona di gas e polvere e spicca nella costellazione dell’Unicorno, circondata dal Triangolo Invernale formato da Sirio e Procione, due tra le stelle più vicine al Sole, e dalla supergigante rossa Betelgeuse.
Cullato nel cuore della Nebulosa Rosetta si trova il giovane ammasso stellare NGC 2244, che contiene perlopiù stelle giovani e massicce nelle fasi iniziali della loro evoluzione. Le radiazioni provenienti da questo cluster sono responsabili dell’ionizzazione del gas presente nella nebulosa, che brilla e produce emissioni a lunghezze d’onda specifiche. Questi flussi di particelle hanno di fatto creato un vuoto al centro della struttura, formando una cavità che evidenzia la luminosità circostante.
I filtri utilizzati nell’immagine hanno catturato queste emissioni gassose.
L’emissione dell’idrogeno è rappresentata dal colore rosso ed è visibile nelle aree più attive della nebulosa, dove il gas è maggiormente ionizzato. Lungo le pareti della cavità centrale, la radiazione è abbastanza energetica da ionizzare atomi più pesanti, come l’ossigeno, che brilla in sfumature di giallo e dorato. Infine, ai margini della nebulosa, si trovano dei sottili filamenti di colore rosa intenso, emessi dal silicio ionizzato.
Intorno al nucleo scavato della nebulosa si estende una serie di nubi scure di polvere impenetrabile, dette “proboscidi d’elefante” per il loro aspetto allungato e penzolante. Fra queste anche la “Wrench Trunk” (chiave inglese) che ricorda i Pilastri della Creazione della Nebulosa Aquila. A differenza di questi ultimi, che si innalzano come colonne dritte, la Wrench Trunk ha una forma insolita: la struttura sembra infatti avvolgersi in una spirale che segue le linee del campo magnetico della nebulosa.
Si stima che l’ammasso stellare della Nebulosa Rosetta abbia circa due milioni di anni. Alcune delle sue stelle più massicce esploderanno in supernova, liberando onde d’urto in grado di distruggere il resto della nebulosa, lasciando il posto a stelle più simili al nostro Sole.