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Nessuna sonda si è mai spinta tanto lontano quanto Voyager 1, la prima ad aver lasciato il Sistema solare per addentrarsi nello spazio interstellare.         
Attiva da 47 anni, la sonda continua il suo viaggio rispetto al Sole a una velocità di circa 61.000 km/h, ma ogni tanto mostra qualche acciacco.

Voyager 1 utilizza i suoi propulsori per rimanere orientata verso la Terra, così da ricevere e inviare dati ma, trascorsi tanti anni nello spazio, uno dei tubi del carburante si è ostruito a causa di un accumulo di biossido di silicio, riducendo l’efficienza dei propulsori. Dopo settimane di pianificazione, gli ingegneri hanno deciso di passare a un altro set di propulsori, come già fatto nel 2002 e nel 2018, quando altri gruppi avevano mostrato problemi simili.

Con l’età della sonda, però, sono sorte nuove difficoltà: l’energia elettrica generata dal decadimento del plutonio si è ridotta nel tempo e molti sistemi non essenziali, inclusi i riscaldatori, sono stati spenti per ridurre il consumo energetico. Questo ha però provocato un raffreddamento dei propulsori, che avrebbero potuto danneggiarsi se attivati a bassa temperatura. La soluzione è stata riscaldarli prima dell’uso, accendendo temporaneamente i riscaldatori considerati non essenziali. Per farlo, è stato necessario spegnere uno dei principali riscaldatori per circa un’ora, liberando così l’energia necessaria.

Il piano ha funzionato e il 27 agosto il gruppo di propulsori è tornato operativo, permettendo a Voyager 1 di proseguire la sua missione. Il team sa che d’ora in poi ogni decisione richiederà molta più analisi e cautela rispetto al passato, ma spera comunque che la sonda rimanga operativa il più a lungo possibile, per continuare a raccogliere e fornire dati sullo spazio interstellare, che sta esplorando già dal 2012.