Un recente studio, pubblicato su Science Advances, ha cercato di individuare con precisione da quale zona del Pianeta Rosso arriva la maggior parte dei circa 200 meteoriti marziani ritrovati sulla Terra.
In passato, numerosi grandi corpi sono caduti sulla superficie di Marte, colpendolo con una violenza tale da riuscire a far schizzare frammenti di rocce a velocità sufficienti a vincere la gravità (cioè superiori a 5 chilometri al secondo), disperdendoli nello Spazio.
Nella storia recente del pianeta, parliamo degli ultimi 20 milioni di anni, si pensa ci siano stati una decina d’impatti di questa portata, tra i 294 scoperti finora. Le rocce espulse generalmente sono entrate in orbita solare, ma alcune avevano traiettorie che incrociavano quella della Terra, finendo così per essere catturate dal nostro pianeta.
Analizzando i crateri lasciati su Marte da questi impatti, insieme con le caratteristiche dei meteoriti ritrovati sulla Terra, gli studiosi pensano di aver scoperto il punto di origine di circa la metà di queste rocce.
La composizione delle meteoriti marziane è per l’80% di origine vulcanica, sono fatte di un minerale chiamato ‘shergottite’, prodotto da eruzioni avvenute circa 600 milioni di anni fa. Il restante viene diviso e classificato non per la composizione, ma in base all’età radiometrica, per un totale di dieci categorie.
Analizzando anche altre caratteristiche, come l’indice di esposizione ai raggi cosmici (Cre), si è scoperto che numerosi meteoriti ritrovati mostrano segni di esposizione allo stesso tipo di choc, quindi devono essere stati prodotti dello stesso evento catastrofico. L’indice Cre ha anche smentito la provenienza di alcuni meteoriti dalla zona dove oggi c’è cratere di Mohave, come si era creduto finora, perché la loro formazione si è rivelata più recente.
Sulla base dei nuovi risultati, le zone di origine individuate sono cinque, tre nella regione di Tharsis e due in quella di Elysium. Entrambe le regioni presentano numerosi crateri e le ipotesi su quale di questi sia all’origine di uno specifico meteorite sono ancora oggetto di verifiche.
A seguito di analisi più approfondite, i crateri candidati sono stati comunque ridotti a una quindicina. Altri, come il cratere Zunil, situato all’angolo sud est di Elysium Planitia, mostrano condizioni perfette per l’espulsione di rocce nello Spazio, però nessuno dei meteoriti ritrovati sulla Terra ha caratteristiche compatibili con quella zona di origine. S’ipotizza quindi che molte rocce spazzate via da Marte a seguito di collisioni siano tuttora fluttuanti nel Sistema Solare e forse cadranno sulla Terra in futuro, oppure mai.
La certezza che i meteoriti ritrovati provengano effettivamente da Marte è data dalla presenza di determinati elementi chimici al loro interno, come alcuni gas, che corrispondono a quelli riscontrati nelle analisi di bordo dell’atmosfera fatte dai lander Viking, nel 1970, e da altre sonde robotiche in atterraggi successivi.
Conoscere anche la zona di provenienza sarà di grande aiuto per gli scienziati, che potranno utilizzare queste informazioni per comprendere le origini, la storia e la composizione di Marte con un’accuratezza sempre maggiore, ad esempio ricalibrando la cronologia dell’attività vulcanica.
Foto: Un meteorite marziano di ‘shergottite’, una roccia magmatica che comprende vari tipi di cristalli. Le shergottiti sono il tipo più comune di rocce marziane ritrovate sulla Terra.
Crediti: Museo Nazionale di Storia Naturale, Londra