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Sin dalle prime osservazioni dell’attività magnetica del Sole, gli astronomi hanno faticato a individuare l’origine del processo. Adesso, un gruppo internazionale di astronomi si sta avvicinando a una soluzione più verosimile e ha pubblicato la ricerca sulla rivista Nature.

Utilizzando simulazioni numeriche d’avanguardia, i ricercatori hanno scoperto che il campo magnetico del Sole viene generato a circa 32mila chilometri sotto la sua superficie, invece di 210mila, quindi molto più vicino alla superficie, contraddicendo la cosiddetta ‘teoria profonda’. In effetti, le teorie che suggerivano che la dinamo abbia un’origine profonda, prevedono caratteristiche solari che gli astronomi non hanno mai osservato, come forti campi magnetici alle alte latitudini.

La differenza principale con i modelli precedenti è che la nuova teoria ha inserito come variabile anche le oscillazioni torsionali, uno schema ciclico che mostra come il gas e il plasma scorrono internamente e attorno alla stella. Poiché il Sole non è solido come la Terra e la Luna, non ruota come un unico corpo, ma varia invece con la latitudine. Come il ciclo magnetico solare di 11 anni, anche le oscillazioni torsionali sperimentano un ciclo di 11 anni.

«Poiché l’onda ha lo stesso periodo del ciclo magnetico, si pensava che questi fenomeni fossero collegati – ha detto Daniel Lecoanet, esperto di fluidodinamica astrofisica e coautore della ricerca – Tuttavia, la tradizionale ‘teoria profonda’ del campo magnetico solare non spiega da dove provengano queste oscillazioni torsionali. Un indizio interessante è che queste si verificano solo vicino alla superficie del Sole. Ma non solo, la nostra ipotesi è che il ciclo magnetico e le oscillazioni torsionali siano semplicemente manifestazioni diverse dello stesso processo fisico».

Il nuovo modello spiega anche come le macchie solari seguano i modelli dell’attività magnetica del Sole, un altro dettaglio che mancava nella teoria dell’origine profonda.

La nuova scoperta non solo aiuta a comprendere meglio i processi dinamici della nostra stella, ma potrebbe anche aiutare gli scienziati a prevedere con maggiore precisione le potenti tempeste solari. Quando i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale si lanciano verso la Terra, possono danneggiare gravemente le infrastrutture elettriche e di telecomunicazione, compresi gli strumenti di navigazione. Le recenti tempeste solari di questo mese, oltre a mostrare la bellezza delle aurore boreali, hanno messo fuori uso i sistemi di navigazione per le attrezzature agricole, proprio nel periodo della semina.

 

Immagine di copertina: illustrazione dei campi magnetici solari sulla base delle osservazioni delSolar Dynamics Observatory della Nasa – Crediti: Nasa, Sdo