La Luna è sempre più vicina. L’Uomo si sta organizzando per studiarla in loco e vivere in modo permanente all’interno di basi lunari. Ma quali saranno le fonti energetiche che alimenteranno queste piattaforme? L’unica risposta sembra essere l’energia nucleare.
L’invio di carburante sul nostro satellite non è sostenibile, come non potrà essere una soluzione la produzione di energia elettrica in loco tramite i pannelli solari: se le 24 ore terrestri corrispondono a un mese sulla Luna, il buio della notte lunare dura circa due settimane rendendo così impossibile in questo intervallo di tempo alimentare gli strumenti sfruttando la luce del Sole. Sebbene al Polo Sud la situazione sia diversa, poiché in alcuni luoghi la luce permane per più dell’80% del tempo, i crateri che contengono acqua ghiacciata, necessaria per la sopravvivenza degli astronauti, sono ben più freddi di una usuale notte lunare trascorsa in superficie. Generare energia sulla Luna è quindi essenziale per un soggiorno a lungo termine.
«Siamo fiduciosi perché abbiamo utilizzato la tecnologia nucleare in precedenti missioni spaziali come Pioneer, Voyager e Cassini, dove i sistemi hanno superato di gran lunga la loro durata di vita prevista – ha detto Shatel Bhakta, responsabile del dipartimento di Architettura Lunare presso il Johnson Space Center della Nasa – Gli ambienti difficili, l’importanza di ridurre al minimo massa e volume, fornire elevata affidabilità e assicurare energia ininterrotta per mantenere l’equipaggio al sicuro, sono alcuni degli aspetti presi in considerazione nella progettazione di un reattore per la superficie lunare».
È una missione impegnativa. Un microreattore nucleare dovrà essere abbastanza leggero e robusto da percorrere un viaggio di 384.400 chilometri ed essere installato in condizioni estremamente difficili, inclusa la polvere sottile (regolite) che ricopre la superficie lunare.
Nel 2022 la Nasa ha stretto i primi accordi e adesso ha completato una prima fase con la presentazione di progetti per un reattore in grado di sostenere una base lunare abitabile per almeno un decennio. A questo scopo l’agenzia spaziale britannica ha finanziato la Rolls Royce, marchio detenuto da una multinazionale del settore aerospaziale oltre che dalla storica casa automobilistica di lusso.
Specializzata nella progettazione e produzione di reattori nucleari per i sottomarini della Royal Navy, Rolls Royce sta sviluppando e testando i componenti di un prototipo che intendono lanciare sulla Luna entro il 2029. Riguardo il rischio di incidenti o fughe radioattive, Rolls Royce rassicura che, oltre ad essere sfide ingegneristiche che affrontano ogni giorno, il reattore è progettato per essere acceso solo quando si raggiunge la superficie lunare. Prima dell’accensione, il combustibile nucleare all’interno del reattore è inerte, cioè perfettamente sicuro da maneggiare e toccare.
Anche l’agenzia spaziale russa, Roscosmos, ha annunciato che entro il 2035 costruirà un reattore nucleare, in collaborazione con la Cina, per alimentare la base lunare ‘International Lunar Research Station’ (Ilrs) attualmente in fase di sviluppo.
Immagine di copertina: Micro-reattore nucleare leggero e pronto a essere usato – Crediti: Nasa
Immagine nel testo: illustrazione di mini reattori per lo spazio – Crediti: Roll-Royce