Un pianeta vivace, la cui crosta era caratterizzata da attività tettonica connessa al vulcanismo: è questo il ritratto di Marte che emerge da un nuovo studio di Nature Astronomy, mirato a indagare il suo passato. L’indagine, coordinata dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Hong Kong, si basa sui dati di varie sonde della Nasa – sia dismesse che attive – tra cui figura Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) in orbita intorno a Marte dal 2005.

I meccanismi che hanno regolato i fenomeni vulcanici sul pianeta non sono ancora molto chiari, dato che esso non presenta un’attività tettonica come quella della Terra. Tuttavia, analizzando i dati, gli autori dell’articolo hanno ipotizzato che il giovane Marte dovesse essere più esuberante di quanto si ritiene: infatti, essi hanno riscontrato le tracce di diverse tipologie di vulcanismo, cui avrebbe dato il via una primordiale forma di evoluzione della crosta che i geologi definiscono ‘tettonica verticale’.

In base a precedenti ricerche era emerso che Marte presentava ampi vulcani a scudo, simili a quelli basaltici che sulla Terra si trovano alle isole Hawaii. Il nuovo studio, invece, mostra che lo scenario è molto più articolato: gli scienziati hanno individuato le tracce di almeno 63 vulcani di varie categorie nel bacino Eridania. Sono stati identificati stratovulcani, caldere, cupole di lava e vulcani a scudo costituiti da ceneri; tutti sono caratterizzati da un elevato contenuto di silice, che per i ricercatori è indicativo di un processo di formazione ed evoluzione connesso alla presenza di magma ma ancora sconosciuto.

Secondo il gruppo di lavoro, questo vulcanismo così intenso si sarebbe verificato oltre 3,5 miliardi di anni fa, provocando il collasso della crosta nel mantello dove le rocce si sono fuse e hanno dato luogo a un magma ricco di silice. Questo processo, definito appunto tettonica verticale, dovrebbe essersi verificato anche sulla Terra ma non è più identificabile a causa delle modifiche subite dalla crosta terrestre; invece, è ancora leggibile su Marte dove non è presente la tettonica delle placche. Quindi, l’analisi dell’evoluzione della crosta marziana può essere utile per svelare nuovi particolari su quella del nostro pianeta. Questa scoperta, secondo gli scienziati, è rilevante perché dimostra che il riciclo crostale si può verificare non solo in situazioni dove la tettonica è dominata da movimenti orizzontali, ma anche in scenari pre-tettonici in cui i movimenti sono verticali.

In alto: le strutture vulcaniche della regione Eridania di Marte, dai della sonda Mars Odyssey della Nasa (Crediti: Nasa/Mars Odyssey/Hrsc).