Cieli notturni ‘cancellati’ dalle aurore persino in zone prossime all’equatore e cavi telegrafici, anche quelli sottomarini, fuori uso per ore: sono state queste le principali conseguenze di una tempesta solare verificatasi poco più di 150 anni fa e ora al centro di uno studio di The Astrophysical Journal (articolo: “The Extreme Space Weather Event of February 1872: Sunspots, Magnetic Disturbance, and Auroral Displays”). L’indagine, coordinata dall’Università di Nagoya, è stata svolta da un gruppo internazionale di ricercatori – tra cui l’italiana Ilaria Ermolli dell’Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio di Roma – e si è basata sia su dati storici che su moderne tecniche di analisi.
La tempesta in questione, chiamata Chapman-Silverman, si è verificata nel febbraio 1872 e, secondo gli autori dello studio, va annoverata tra gli eventi solari più estremi avvenuti nel XIX e nel XX secolo come quello del settembre 1859 (il noto ‘evento Carrington’) e quello del maggio 1921 (definito ‘New York Railroad’).
I ricercatori, in primis, hanno cercato di capire quale attività solare abbia effettivamente scatenato la perturbazione e hanno condotto un ampio lavoro di archivio, andando a consultare documenti pressoché dimenticati; in particolare, hanno analizzato testi italiani e belgi che illustravano la situazione delle macchie solari nel mese di febbraio 1872. Gli effetti della tempesta sono stati ampiamente documentati, sia in cronache locali che hanno descritto l’ampiezza delle aurore, sia nelle registrazioni dell’attività geomagnetica in diverse località, tra cui Greenwich, Bombay (l’attuale Mumbai) e Tbilisi.
Le macchie solari, secondo il team della ricerca, rivestono un ruolo-chiave nella tempesta Chapman-Silverman: infatti, queste strutture sarebbero state il fattore scatenante. Si è trattato di un gruppo di macchie, di medie dimensioni ma complesso, che era stato osservato nei pressi del centro del disco solare. Il gruppo di lavoro, proseguendo nell’analisi delle fonti storiche, ha identificato oltre 700 testimonianze delle aurore verificatesi durante la tempesta solare: esse, osservate anche a Bombay e Khartoum, avevano praticamente illuminato il cielo notturno dalle regioni polari fino ai tropici.
La tempesta Chapman-Silverman, dunque, non è da meno rispetto ai due più noti eventi sopra citati. Secondo gli studiosi, occorre riflettere sul fatto che la Terra – nei 62 anni che corrono tra il 1859 e il 1921 – ha sperimentato tre tempeste solari di proporzioni imponenti: eventi di tale portata costituiscono un monito sui rischi che la società attuale può correre se una situazione del genere si verificasse oggi, in un mondo sempre più digitalizzato e quindi vulnerabile. Di conseguenza, l’analisi di questi eventi passati riveste grande importanza per approfondire i meccanismi alla base delle tempeste solari e stabilire delle strategie di mitigazione degli effetti.
In alto: l’aurora osservata dalla Stazione Spaziale Internazionale il 28 ottobre 2023 (Crediti: Nasa)