È uno dei resti di supernova più noti, ha iniziato a stupire gli astronomi già dall’XI secolo e continua a far parlare di sé: è la Nebulosa del Granchio, situata nella costellazione del Toro ad una distanza di circa 6500 anni luce dalla Terra. Questo oggetto celeste, che nel 1054 diventò così splendente da essere visto temporaneamente anche di giorno, è al centro di una recente osservazione condotta dal telescopio Webb. Gli scienziati, infatti, hanno deciso di affidarsi al telescopio Nasa-Esa-Csa per cercare nuovi indizi sulle origini della nebulosa; nello specifico, hanno utilizzato gli strumenti NirCam (Near-InfraRed Camera) e Miri (Mid-InfraRed Instrument), la cui sensibilità ha permesso di realizzare l’immagine in alto.

Il Webb, infatti, ha permesso agli astronomi di determinare con accuratezza la composizione del materiale espulso dalla supernova, soprattutto per quanto riguarda il contenuto di ferro e nickel; in base a questi dettagli si potrebbe risalire al tipo di esplosione che ha prodotto il Granchio. Ad una prima occhiata, la foto del Webb sembra molto simile all’immagine della nebulosa che Hubble ha scattato – nell’ottico – nel 2005; in realtà, però, nell’immagine del nuovo telescopio – nell’infrarosso – appaiono dei dettagli inediti. Ad esempio, nelle regioni centrali del Granchio – dove i filamenti gassosi che formano una struttura simile a una gabbia – si notano le emissioni prodotte dai granelli di polvere, documentate per la prima volta dal Webb.

L’articolazione interna della nebulosa, inoltre, è evidenziata in maniera più nitida nell’infrarosso. In particolare, il telescopio ha messo in rilievo la radiazione di sincrotrone, ovvero l’emissione prodotta da particelle cariche (come gli elettroni) che si muovono attraverso le linee del campo magnetico a velocità relativistiche; questa radiazione, osservata soprattutto dallo strumento NirCam, appare come materiale dall’aspetto fumoso che si estende per gran parte dell’interno del Granchio.

Questa caratteristica è dovuta alla presenza di una pulsar, una stella di neutroni in rapida rotazione; il suo campo magnetico, infatti, accelera le particelle a velocità estremamente elevate, facendo loro emettere delle radiazioni quando si snodano intorno alle linee del campo magnetico. Il ‘cuore pulsante’ della nebulosa è un punto brillante nel suo centro, attorniato da viticci lattiginosi che tracciano il contorno del campo magnetico della pulsar. Il vento emesso dalla stella di neutroni continua a spingere l’involucro di gas e polveri verso l’esterno ad un ritmo piuttosto rapido. Nuove osservazioni della nebulosa sono nell’agenda di Hubble, che si centrerà sulle sue linee di emissione; gli studiosi attendono questi dati per metterli a confronto con quelli del Webb e riuscire a trarre il massimo dalle scoperte dei due esploratori spaziali.

In alto: la Nebulosa del Granchio vista dal telescopio Webb (Crediti: Nasa, Esa, Csa, STScI, T. Temim – Princeton University) – L’immagine nelle sue dimensioni originali a questo link