L’acqua è l’ingrediente fondamentale che ha permesso la nascita di vita sul nostro pianeta. Ma come e quando l’acqua sia arrivata sulla Terra primordiale è ancora una questione aperta tra gli scienziati. Resta grande incertezza soprattutto sulla ricostruzione temporale: la giovane Terra era già ricca di acqua, oppure il prezioso liquido è arrivato più avanti?
Un nuovo studio guidato dal California Institute of Technology (Caltech) e pubblicato su Science Advances propende per questa seconda ipotesi: l’acqua sarebbe arrivata sulla Terra molto più tardi di quanto ipotizzato da precedenti ricerche.
Gli scienziati hanno utilizzato uno dei migliori materiali ad oggi disponibili per andare indietro nel tempo della storia del nostro pianeta, la lava. Infatti le rocce che si trovano nelle profondità del nostro pianeta possono raggiungere naturalmente la superficie appunto sotto forma di lava. E dal momento che la storia della formazione terrestre è in gran parte racchiusa nei meandri della Terra, studiare la lava proveniente dagli strati più profondi è un po’ come dare uno sguardo alle origini del nostro mondo.
Questo magma può provenire da diverse profondità della Terra: il mantello superiore, che inizia a circa 15 chilometri sotto la superficie e si estende per circa 680 chilometri, oppure il mantello inferiore, che si estende da una profondità di 680 chilometri fino al confine nucleo-mantello, a circa 2.900 chilometri sotto i nostri piedi. Come se si analizzassero i diversi strati di una torta – dalla glassa al ripieno – gli scienziati possono studiare i magmi provenienti da profondità diverse per comprendere i diversi ‘sapori’ degli strati della Terra, ricostruendo le sostanze chimiche e i loro rapporti reciproci.
La formazione della Terra non è stata istantanea, ma ha comportato un processo di accrescimento di diversi materiali nel corso del tempo. Per questo i campioni provenienti dal mantello inferiore e dal mantello superiore forniscono indizi diversi sull’evoluzione terrestre.
Nel nuovo studio, il team ha analizzato alcune di queste lave, e ha scoperto che la Terra primitiva era probabilmente composta soprattutto da materiali rocciosi e asciutti. Le firme chimiche provenienti dalle profondità del pianeta hanno mostrato una mancanza dei cosiddetti volatili, ovvero materiali facilmente evaporabili come l’acqua e lo iodio. Al contrario, i campioni del mantello superiore hanno rivelato una percentuale più elevata di volatili, tre volte superiore alla percentuale trovata nel mantello inferiore. Sulla base di questi rapporti chimici, il team di ricerca ha creato un modello dell’evoluzione terrestre. I risultati della simulazione sembrerebbero confermare lo scenario di un’antica Terra senz’acqua: secondo gli autori dello studio, la presenza sul nostro pianeta del cosiddetto ‘oro blu’ si sarebbe verificata soltanto durante l’ultimo 15% del processo di formazione terrestre, o forse persino meno.
Un risultato in contrasto con diversi studi precedenti, che ipotizzavano invece una Terra primordiale già acquatica. Non resta che attendere la risposta della comunità scientifica a questa nuova ipotesi, per provare a ricostruire nel modo più fedele possibile l’affascinante storia che ha portato alla presenza dell’acqua – e quindi della vita – sul nostro pianeta.